L’Autrice è un avvocato di Ariano Irpino.
C’è perplessità ad Ariano Irpino. Lo scorso 17 marzo la città è stata chiusa. Strade presidiate: nessuno entra o esce. Ordine di De Luca, che troppe volte ha dimenticato questi territori. Ariano ha un focolaio di Coronavirus. L’imbarazzo è forte. Qualche giorno prima Il Mattino impietosamente titolava: “Ariano la Codogno d’Irpinia”. Uno smacco.
Insomma, gli animi non sono certo rilassati. I malati sono decine. Non molte le attività sopravvissute alle chiusure nel circondario, legittimamente autorizzate ad operare. Attività che danno lavoro anche ai cittadini Arianesi.
In questa situazione, tra un decreto e un’ordinanza, mentre scorrevano i giorni dell’isolamento, il Sindaco di Grottaminarda, paese confinante con Ariano Irpino, decide di pubblicare una diffida. Proprio così. Il Sindaco di Grottaminarda, Angelo Cobino, il 20 marzo firmava una diffida ad adempiere (prot. 3236), rivolta agli esercenti delle attività autorizzate. Con la quale chiede loro di “vietare l’ingresso nei propri locali del personale dipendente proveniente dal territorio del Comune di Ariano Irpino”. Tanto in presunta applicazione dell’ordinanza del 15 marzo del Presidente De Luca.
Un’iniziativa a dir poco stravagante che ha colpito molti Arianesi. Il marchio.
Dalla lettura della diffida, nella quale non si riscontra alcun valore giuridico, si evince subito uno squilibrio, una inadeguatezza giuridica. L’atto non presenta neanche i requisiti minimi ai fini di una eventuale impugnazione e determina uno stravolgimento gerarchico di azione dei governi locali. Il Sindaco non ha il potere né l’autorità per tenere fuori i cittadini Arianesi.
Composte e riservate le loro reazioni. Debbono combattere con ben altro nemico. Ma quest’atto inutile, prima ancora che illegittimo, offensivo, sarà certo ricordato.