Le attività di controllo per la tutela delle acque marine sono disciplinate in modo compiuto dalle normative comunitarie, in Italia sono affidate operativamente al sistema delle Agenzie ambientali e assumono particolare rilievo in ambito campano in corrispondenza del pregio e della importanza della estesissima costa.
Tra le molteplici azioni di monitoraggio e controllo svolte dall’ARPAC sulle acque marine assume speciale interesse e visibilità la campagna stagionale sulla qualità della balneazione, che si svolge ogni anno da aprile a settembre, offrendo dati utilissimi per le valutazioni dell’opinione pubblica e dei cittadini-bagnanti a tutela della loro salute.
Il primigenio diritto dell’ambiente, a partire dagli anni Settanta, si è sviluppato proprio sulle esigenze di tutela dei mari e degli oceani dagli inquinamenti, stimolando una copiosa produzione di fonti internazionali per disciplinare la cooperazione in materia tra Stati rivieraschi attraverso molteplici accordi e trattati. Il diritto internazionale dell’ambiente ha normato una regolamentazione transfrontaliera, con regole consuetudinarie e pattizie, dedicata in modo specifico alla tutela del mare come ecosistema – sorgente di importanti risorse naturali – rispetto ai crescenti fenomeni di inquinamento, generati dal traffico navale delle petroliere e, soprattutto, dallo scarico dei rifiuti civili ed industriali da parte degli insediamenti costieri.
A livello mondiale si segnala la Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay del 1984, come codificazione del diritto dell’alto mare mentre, in ambito più circoscritto, sono intervenute le due Convenzioni regionali di Barcellona del 1976 e del 1975 sulla salvaguardia del Mar Mediterraneo. La tutela del mare come luogo fisico, fonte di risorse ed ecosistema da preservare viene assunta nella prospettiva della salvaguardia ambientale, inquadrandosi nel sistema delle fonti del diritto internazionale ed europeo dell’ambiente, come sottosistema della più ampia disciplina giuridica delle acque.
A livello comunitario si articolano settorialmente diverse normative, più o meno recenti, trasposte nella legislazione italiana di recepimento seguendo tre filoni fondamentali: la disciplina di base sulla qualità delle acque, fra cui i corpi idrici marino-costieri, ai sensi del decreto legislativo n. 152/06 (codice dell’ambiente); quella – di natura più sanitaria che ambientale – sulla qualità delle acque di balneazione (direttiva 2006/7/CE, di cui al D.L.gs. n. 116/2008) e quella settoriale sulle politiche per l’ambiente marino (direttiva quadro 2008/56/CE sulla “Marine strategy“).
In Italia il Ministero dell’Ambiente, istituito nel 1986, dal 2006 ha assunto l’attuale denominazione ampliativa di “Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare” ma, in realtà, i compiti operativi fanno capo alle Regioni e, per esse, soprattutto alle Agenzie ambientali preposte a territori costieri.
L’ARPA Campania opera in attuazione di queste normative, esercitando compiti di controllo e monitoraggio delle risorse marino-costiere che assumono significativo rilievo nell’ambito delle funzioni istituzionali e della concreta programmazione delle attività, in considerazione delle caratteristiche della nostra regione. Essa è infatti caratterizzata da una notevolissima estensione di costa, che comprende l’arcipelago insulare, per lo più di grande pregio ambientale e paesaggistico – tra sistema costiero alto e roccioso e litorale basso e sabbioso – caratterizzata da una assai fiorente economia balneare, laddove la pulizia e qualità delle acque costituiscono essenziali attrattori per lo sviluppo turistico. La costa è peraltro incisa da una seria e diffusa problematica idrogeologica, con molte aree della costa alta a rischio di frane da crollo sulle spiagge sottostanti e pronunciati fenomeni di erosione per il litorale sabbioso.
L’ARPAC, pur sottodotata di risorse finanziarie ed umane ed oberata di prestazioni impegnative in un contesto ambientale stressato, registra da alcuni anni – nell’ambito della sua organizzazione tecnica – un punto di eccellenza e piena funzionalità nelle strutture preposte alle attività di monitoraggio a mare. Infatti, nell’ambito della Direzione tecnica, opera l’efficiente Unità operativa Mare che dispone di un’articolata flotta di mezzi nautici – con un battello oceanografico e sette natanti minori – di cui l’Agenzia effettua la completa gestione armatoriale in house, disponendo di personale specializzato (battellieri) e di idonee strumentazioni tecniche, con il supporto dei laboratori per le analisi dei dipartimenti delle tre province costiere di Caserta, Napoli e Salerno.
Il monitoraggio dell’ARPAC si sviluppa periodicamente, articolandosi in campagne stagionali e permanenti, lungo i circa 500 chilometri di costa campana su un litorale complesso che si snoda per unità fisiografiche tra i golfi di Gaeta, Napoli, Salerno e Policastro, attraverso il Litorale Domitio, l’area Flegrea Puteolana, la città di Napoli, il litorale Vesuviano, la penisola Sorrentino-Amalfitana, la città di Salerno, la Piana del Sele e la lunga costa cilentana. È da segnalare che l’ARPA Basilicata ha chiesto di avvalersi del servizio tecnico navale dell’ARPAC per le analoghe attività di controllo sul breve ma pregiato tratto di costa lucana (Maratea).