L’ARPAC non è un soggetto decisore delle politiche ambientali ma opera come essenziale strumento tecnico anche per la tutela del mare, in attuazione degli indirizzi regionali derivanti dalla normativa di matrice ambientale e sanitaria, dispiegando un’azione polivalente ed integrata di monitoraggio delle risorse costiere, destinata ad ampliarsi nel prossimo futuro proprio nel quadro pluriennale ed interregionale della direttiva Marine strategy.
Ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 (che recepisce la direttiva 2000/60/CE) viene attuato il monitoraggio di base di tutte le matrici marine, con l’effettuazione di campionamenti e rilievi per lo studio degli aspetti biologici e chimici attraverso l’analisi di specifici indicatori. Per queste attività sono stati selezionati (per il triennio 2016/2018) ventidue corpi idrici rappresentativi dei sessanta marino-costieri della Campania, in cui sono state individuate le stazioni di monitoraggio per le attività di prelievo di acqua, sedimenti, campioni biologici, rilievi dei parametri chimico-fisici e visivi. Le determinazioni analitiche prevedono la ricerca di inquinanti chimici in acqua, biota e sedimento, con l’essenziale finalità di classificazione dello stato ecologico delle risorse marino-costiere nelle cinque diverse classi (elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo) previste dal D.M. 260/2010 che regolamenta lo stato dei corpi idrici superficiali e la classificazione dello stato chimico in “buono” e “non buono”.
Di particolare interesse è l’attuazione della direttiva europea Marine Strategy che, sul presupposto della natura transfrontaliera dell’ambiente marino, si basa su un approccio integrato imponendo un intensa cooperazione tra gli Stati membri mediante strategie regionali, volte a mantenere o conseguire un buono stato ecologico entro il 2020 (anche se si ipotizza di prorogaqre tale termine). Il Ministero dell’Ambiente ha affidato l’attuazione della Direttiva al sistema agenziale delle regioni costiere, con un ampliamento del monitoraggio marino di tipo tradizionale sia in senso geografico – estendendo sino alle dodici miglia nautiche l’area di indagine – sia anche per il numero e la tipologia delle azioni di controllo. La Marine Strategy ha introdotto in maniera innovativa la problematica emergente della ricerca delle microplastiche, come tali non degradabili, disperse in ambiente marino nonchè la stima dei rifiuti spiaggiati lungo le coste ma anche il monitoraggio dei nutrienti che causano un incremento dello sviluppo delle alghe.
Per la gestione territoriale la Direttiva effettua una classificazione in regioni e sottoregioni laddove le acque marine italiane sono tutte comprese nella regione del Mar Mediterraneo, articolato nelle sottoregioni del Mediterraneo occidentale, Adriatico e Ionio e Mediterraneo centrale. La Campania rientra in quella del Mediterraneo occidentale e l’ARPAC coopera a livello interregionale con la Liguria – individuata come Agenzia capofila – la Toscana, la Sardegna e il Lazio nell’attuazione del progetto finanziato e coordinato dal Ministero dell’Ambiente.
A fine settembre si è invece conclusa la campagna stagionale per il 2017, quella più nota al pubblico, sulla qualità delle acque di balneazione, che viene svolta secondo gli indirizzi dell’Assessorato regionale alla Sanità in attuazione della normativa di settore, costituita dalla “Direttiva balneazione” (Dir. 2006/7/CE), recepita dal decreto attuativo D.M. 2010. In base ad essa è stata pianificata la rete di monitoraggio campana con la definizione di 330 tipologie di acque di balneazione, individuandosi le stazioni di controllo fisse – laddove si prevede il massimo afflusso di bagnanti o il più elevato rischio di inquinamento – costituita da 330 punti routinari e 39 di studio, oltre a numerosi campionamenti aggiuntivi operati in situazioni di emergenza, in considerazione della dinamica imprevedibile e variabile delle acque marine (come osserva il prof. Saggiomo “l’acqua circola, non conserva memoria e non riconosce confini“).
La produzione complessiva di controlli per anno, svolti con frequenza mensile nei punti di monitoraggio, si articola mediamente in oltre 2500 prelievi con circa 5000 analisi, in quanto le determinazioni analitiche sono relative a due parametri batteriologici rilevanti per la salute umana (escherichia coli ed enterococchi intestinali), quali indicatori specifici di contaminazione fecale secondo le linee dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Al termine della stagione balneare, viene attribuita a tutte le acque di balneazione una classe di qualità, mediante apposita delibera regionale, sulla base delle analisi statistiche risultanti dai dati di monitoraggio dell’ultimo quadriennio, con la catalogazione della risorsa in “scarsa“, “sufficiente“, “buona” ed “eccellente“. Secondo gli esiti della classificazione sono previste diverse modalità di gestione e monitoraggio, con l’eventuale adozione di misure di risanamento, e le acque classificate di qualità “scarsa” sono, ad inizio di ogni stagione, ritenute inidonee alla balneazione.