Come forse ricorderete, ai primi di gennaio è stata pubblicata la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Un sito, cioè, nel quale allocare i rifiuti attualmente stoccati (a caro prezzo) in depositi esteri e quelli prodotti dal decommissioning delle nostre ex centrali nucleari, dai centri di ricerca, di gestione dei rifiuti industriali, di medicina nucleare e via dicendo.
La procedura approvativa prevede una fase di consultazione pubblica di 120 giorni (Enti locali, associazioni di categoria, sindacati, portatori di interesse qualificati, ecc. ecc.) all’esito della quale sarà elaborata una nuova mappatura. Quindi si aprirà un’altra fase di confronto pubblico, un altro tavolo istituzionale e finalmente la decisione.
Nonostante la pandemia abbia stravolto le nostre priorità (dopo tanti anni era proprio questo il momento di prendere una decisione così delicata e temuta?) i territori si sono fatti sentire subito. Nel senso che hanno alzato barricate contro l’eventualità che il deposito finisse a casa loro. Ma il processo va comunque avanti.
La Sogin, la società di Stato che ha elaborato la Carta e gestisce questa fase, “per garantire la più ampia partecipazione al processo di consultazione pubblica… e per rispondere alle legittime richieste dei territori interessati ad esprimere nel modo più articolato possibile le proprie osservazioni e pareri tecnici”, ha integrato i sistemi di inoltro delle osservazioni. Le modalità di trasmissione previste nella norma di riferimento sono state ampliate con la possibilità di integrare l’invio digitale con documentazione cartacea o su supporto ottico. In pratica, un impegno concreto per la più ampia e trasparente partecipazione al processo di consultazione pubblica.
Brava Sogin, su un tema così impattante ogni contributo concreto al dialogo è utile e necessario.
La nuova procedura è spiegata in dettaglio sul sito www.depositonazionale.it.