Venerdì sera, 20 marzo, il Presidente De Luca ha firmato l’Ordinanza emergenziale n. 19. Ieri, in tardissima serata, il premier Conte ha annunciato un nuovo DPCM, contenente regole più restrittive su tutto il territorio nazionale. Quando sarà pubblicato, potremo valutare come impatterà sull’Ordinanza regionale. Per il momento vediamo cosa ha previsto De Luca.
Gli ordini, per così dire, sono essenzialmente due. Con il primo, si richiamano le Amministrazioni Pubbliche ad una più stretta osservanza delle norme precauzionali imposte dal Governo, al fine di evitare la presenza di personale ed utenti negli uffici pubblici. La presenza fisica dei dipendenti deve essere limitata ai soli casi strettamente indispensabili e l’accesso del pubblico va disciplinato, comunque, mediante prenotazione. Incrementando al contempo il lavoro a distanza.
Non è chiaro che valore dispositivo abbia richiamare all’osservanza di una norma già esistente. Ma forse si è sentita la necessità di un invito formale all’obbedienza.
Il secondo ordine riguarda i cantieri pubblici e privati.
L’edilizia privata viene sostanzialmente sospesa sino al 3 aprile 2020, fatti salvi gli interventi “urgenti strettamente necessari a garantire la sicurezza o la funzionalità degli immobili…”. Se state ristrutturando casa, se state manutenendo la facciata del condominio, se vi state costruendo la piscina in giardino, vi dovete fermare fino al tre aprile. Se c’è una fecale rotta da cambiare, se dovete puntellare un solaio, se dovete spicconare un cornicione pericolante, lo potete fare (a patto di usare tutte le precauzioni prescritte).
Quanto ai lavori pubblici, le stazioni appaltanti dovranno valutare “…la differibilità delle singole lavorazioni o interventi in corso ovvero programmati, fatti salvi l’avvio e la prosecuzione dei cantieri concernenti le reti di pubblica utilità e l’edilizia sanitaria nonché gli interventi volti ad assicurare la messa in sicurezza e la funzionalità degli immobili…”
Se nella fattispecie “reti di pubblica utilità” ricomprendiamo, come appare intuitivo fare: acquedotti, fognature, distribuzione elettrica, gas e telefonia, ma anche strade ed autostrade, nonché linee ferroviarie. E se nella locuzione “messa in sicurezza e funzionalità degli immobili” ritroviamo, di fatto, la giustificazione della maggior parte dei lavori di manutenzione degli edifici pubblici. Allora risulta davvero difficile scovare quali cantieri chiuderanno. Quella che dovrebbe rappresentare un’eccezione, arriva a riguardare la maggior parte dei lavori pubblici attualmente in corso in Campania. Una griglia dalle maglie così larghe, che potrebbe intercettare, forse, ad occhio, una decina di cantieri significativi.
Quindi, le opere pubbliche considerate necessarie, fatto salvo il rigoroso rispetto dei nuovi protocolli di sicurezza emanati, potranno solo rallentare procrastinando le lavorazioni differibili.
Questo, forse, perché il Presidente ha tenuto conto dell’importanza per l’economia regionale dei lavori pubblici. Sa bene che stopparli bruscamente comporterebbe non solo future questioni e pretese (pensiamo alle rigide scadenze temporali dettate dai finanziamenti europei e nazionali – POC, PON, POR, ecc. – ed agli inevitabili strascichi di contenzioso con le imprese appaltatrici per anomalo andamento dei lavori), ma anche il blocco dei pagamenti (e ben oltre il periodo di fermo, perché far ripartire un cantiere non è semplice). Denaro liquido, di cui le imprese non possono fare a meno.