Il giorno è di quelli speciali. Solstizio d’inverno.
Giorno onorato per secoli da culture, religioni e tradizioni dell’intero mondo per celebrare la rinascita e il ritorno alla luce. In Europa, specialmente nell’antica Roma, rappresentava la nascita di un nuovo sole. Nonostante la notte fosse la più lunga dell’anno, non era l’oscurità a dominare la scena. Il nuovo sole segnava la rinascita della vita e il trionfo della luce sull’oscurità. Anche il cristianesimo celebra la ‘nascita’ di Gesù, nuova vita del mondo, grosso modo in coincidenza con il solstizio del 21 dicembre.
Così il Partito Liberale Italiano ha ben pensato di fissare in questo giorno emblematico, nella sala del Palazzo Alabardieri di Napoli, una sua ‘reunion’ campana. Lo ha sottolineato il dr. Piero Cafasso, segretario regionale campano, introducendo l’incontro: “Siamo qui per ‘rinascere’ insieme, l’Italia ha bisogno del pensiero e dell’organizzazione politica dei liberali italiani”. Ha voluto essere presente e portare il suo saluto, nel segno dell’amicizia con Cafasso e di una lunga militanza comune nelle file del MSI prima, di AN poi, il sen. Gianluca Cantalamessa, oggi Lega Salvini Premier.
Dunque il solstizio bene augurante, ma siamo pur sempre nella nostra solita Italia, quella nella quale nei fine settimana di dicembre, i ferrovieri scendono in sciopero, le linee ferrate e i convogli si scassano e il traffico delle città impazzisce. Così il segretario nazionale del partito, avv. Roberto Sorcinelli, è riuscito ad arrivare a Palazzo Alabardieri solo last minute, quando ormai la sala si era quasi svuotata. Ha comunque portato il suo contributo, su cui torneremo tra poco.
Il tema dell’incontro è stato Gabriele D’Annunzio – L’esteta della politica, ‘libertario’.
Il pensiero, l’arte e l’azione del ‘vate’ ci parlano ancora? E lui, fu fascista o libertario? Un eccentrico ‘paroliere’ o un poeta a tutto tondo?
Si è ragionato su D’Annunzio prima e più ancora che del contesto politico attuale e il piatto forte lo ha servito la prof.ssa Maria Pia Pagani, UNINA Federico II, studiosa di Eleneora Duse, la ‘divina’ del Poeta, con una formidabile lezione sul teatro di entrambi.
Teatro innovativo, rivoluzionario nelle scenografie e nell’orientamento verso il pubblico, oltre che nelle sceneggiature. I due celebri amanti, restati partner artistici pur dopo la rottura sentimentale, furono i primi nella storia d’Italia a riabilitare le antiche arene della classicità greco-romana – Taormina, Verona, Siracusa – laddove misero in scena le loro pièce. Rappresentazioni offerte a un pubblico ‘popolare’, a prezzi più che modici in relazione a quelli nel tempo. Una sfida, quella dei prezzi popolari, tanto più ardita in quanto allora non c’erano i sussidi di Stato, oggi vigenti, era perciò ben difficile coprire i costi delle messe in scena.
Ed allora acquisiamo il D’Annunzio rivoluzionario in arte e nella vita, libertario, trasgressore dei costumi e dell’etica piccolo-borghese. Ma può essere anche un punto di riferimento politico per l’oggi?
I liberali non hanno dubbi al riguardo, il vate è parte preminente del pantheon del PLI. Quanto al suo ‘fascismo’ ed alla contraddittorietà di esso con il libertarismo, il già magistrato Francesco Taurisano, segretario regionale della Puglia, ha ricordato come – capo del Governo il generale Pelloux e membro del Parlamento Gabriele D’Annunzio, che sedeva nei banchi della Destra, siamo a fine XIX – quando si prospettò in Parlamento la minaccia dell’introduzione nell’ordinamento del Regno di leggi liberticide, l’on. D’Annunzio si alzò e passò dalla Destra Storica alla Estrema Sinistra Storica, dichiarando al consesso: “Vado verso la vita!”
Dunque vitalismo, innovazione, azionismo, libertarismo. E se fosse Javier Milei, attuale premier argentino, il nuovo D’Annunzio, quanto meno in politica?
È quanto ha sostenuto il segretario nazionale, avv. Roberto Sorcinelli, in chiusura dei lavori: “D’Annunzio e Milei, pur lontani nel tempo e nello spazio, condividono un messaggio universale: la libertà dell’individuo è la chiave per costruire una società giusta e prospera. Entrambi ci insegnano che il cambiamento nasce dal coraggio di pensare in grande, rompere gli schemi e credere nella forza dell’uomo libero. È tempo di abbandonare le vecchie logiche assistenzialiste e collettiviste e di costruire un’Italia dove il merito, il lavoro e la libertà siano al centro. Come Partito Liberale Italiano, siamo pronti a guidare questa trasformazione”.