L’ARPAC, l’Agenzia regionale per l’ambiente in Campania, nelle scorse settimane ha diffuso i dati relativi alle concentrazioni di inquinanti nell’aria, prima e dopo il lock down. Questo giornale ne ha dato tempestivamente conto.
Oggi l’Agenzia ha svolto un’ulteriore analisi. I valori misurati sono stati confrontati con le stime teoriche prodotte dal modello previsionale del Cemec (Centro meteorologico e climatologico dell’Arpac) al fine di valutare, al netto delle varabili meteo, quanto abbia effettivamente pesato il lock down.
E’ risultato che il calo evidente di monossido di azoto non può che dipendere dalla riduzione delle emissioni da traffico. Invece, nel caso delle polveri sottili (PM10 e PM2.5), la riduzione tra valore atteso e valore effettivo è più lieve. Per via dei riscaldamenti, che causano oltre l’80% delle emissioni, e non sono stati affatto bloccati dalle misure di contenimento. Anzi, le temperature rigide di marzo e la maggiore permanenza a casa avrebbero addirittura determinato un aumento di emissioni.
Una conferma, dunque, di quanto già ipotizzato. Che viene a valle di una valutazione complessa dei fenomeni in atto e dei nessi causali tra le concentrazioni di inquinanti e l’andamento delle emissioni.
Per il Rapporto completo: http://www.arpacampania.it/web/guest/1402