Alla Fondazione Premio Napoli, sita nella splendida cornice del Palazzo Reale, si è tenuta ieri la presentazione del libro “Law and Opera”, edito dalla Springer.
È Giorgio Fabio Colombo, docente di diritto comparato all’università di Nagoya in Giappone e curatore del volume insieme al professore di diritto e musicologo Filippo Annunziata, a spiegare il perché dell’intento di esplorare l’intimo legame tra diritto e opera lirica, quasi da nessuno colto fino ad ora.
“Dal mio impegno nel riscrivere la storia del diritto giapponese attraverso l’analisi di fonti atipiche, quali quelle letterarie, mi sono imbattuto in tanti scritti tra cui il libretto della notissima opera di Puccini Madama Butterfly. Contenendo l’archetipo della donna giapponese diffuso in tutto il mondo, non potevo non utilizzare quest’opera. Ma anziché leggerla con gli occhi del comune cittadino, che vede solo abbandono e nazionalismo, ho iniziato a pormi delle domande da giurista. La storia è quella di un soldato americano che desidera divorziare dalla geisha quindicenne al quale si è unito in matrimonio e sostiene di poterlo fare semplicemente abbandonandola, secondo la legge giapponese. È qui che ho iniziato a pormi tante domande. Era vero che la normativa vigente al tempo della narrazione ritenesse valido un matrimonio contratto tra un maggiorenne e una minorenne? Era lecito e sufficiente ripudiare la moglie per far terminare il rapporto matrimoniale? È qui che mi sono reso conto di quanto l’opera fosse importante per ricostruire il sostrato storico-culturale che ha dato luce agli sviluppi degli ordinamenti giuridici nel tempo, in ogni parte del mondo, per capirli fino in fondo.”
Nasce così un volume articolato in tre parti: Law in the Opera, Law on the Opera, Law around the Opera. Nella prima si racconta come il diritto trovi manifestazione nell’opera lirica, mentre nella seconda e nella terza si dà ampio spazio allo sviluppo di tematiche inerenti alla “regolamentazione” dell’opera. Dalle problematiche in tema di diritto d’autore a quella della risarcibilità del danno causata dal superamento del “limiti della sperimentazione artistica”, ossia dall’alterazione della messa in scena di una rappresentazione tale da renderla irriconoscibile e quindi incompatibile con quanto lo spettatore si era prospettato e per cui aveva deciso di acquistare il biglietto.
A risolvere proprio quest’ultimo interrogativo è il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Polacca Ewa Łętowska. Il saggio è stato infatti realizzato attraverso il contributo di numerose sapienti mani, scelte tra le fila di giuristi e musicologi di tutto il mondo, accomunati dall’idea che studiare l’opera sia fondamentale per comprendere una cosa semplice: il diritto non è norma che resta impermeabile agli eventi della storia ma è anzi frutto della cultura del tempo. Tempo il cui scorrere cambia il diritto dall’interno, vedendo l’avvicendarsi di nuove interpretazioni di un testo che non cambia.
Varie le voci intervenute al tavolo della presentazione. Il presidente della Fondazione Domenico Ciruzzi ha posto l’attenzione sull’importanza della formazione umanistica del giurista, perché il diritto nella sua applicazione non sia intriso di quella “immoralità necessaria” per la garanzia dello stato democratico, come diceva Massimo Nobili, ma anzi esca da una impostazione giuspositivistica e sia sempre più improntato a quel bacino di valori riassumibili nell’humanitas. Concetto, quest’ultimo, anche alla base della riflessione di Massimo Lo Iacono, vicepresidente dell’associazione Amici del San Carlo, che ci ricorda come Sofocle con la sua Antigone avesse già da tempo sancito l’imperitura supremazia degli affetti, della legge del sangue sulla legge degli uomini.
È intervenuto, insieme al direttore generale del Ravello Festival Stefano Valanzuolo, anche il magistrato cassazionista Alfredo Guardiano che, da sostenitore della necessità di interpretazione del diritto per farlo uscire dal rischio di pietrificazione, ha sottolineato l’importanza della cultura per sostanziare quelle endiadi giuridiche “buon costume, ordine pubblico” o quei concetti come “onore, diligenza” che sarebbero altrimenti indefinibili utilizzando le sole norme di diritto.
Per ora il coacervo di riflessioni musico-giuridiche è disponibile solo in lingua inglese. Si auspica una pronta traduzione in italiano perché il viaggio in questa realtà interdisciplinare possa essere percorso dal maggior numero di persone possibile.