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Crisi. Due forni e tre carte

by Flavio Cioffi
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La politica dei due forni e il gioco delle tre carte. I due forni sono evidentemente 5Stelle/Lega e 5Stelle/PD. Le tre carte sono Conte, Salvini e Renzi. Questa vince, questa perde. Ma non sono le carte a perdere, anzi loro vincono sempre, sono i giocatori. Cioè gli elettori, cioè noi. La Terza Repubblica pare non aver niente da invidiare alle precedenti, con buona pace del cambiamento.

Ieri in Senato il premier Conte ha mostrato il suo migliore aplomb istituzionale. Linguaggio del corpo e linguaggio verbale misurati e rassicuranti, intervento pacato nei toni e deciso nella sostanza, ma non ha svolto una vera analisi politica, come pure avrebbe forse dovuto, sull’operato del suo Governo, sull’attuale stato del Paese e sulle prossime scadenze. Si è limitato ad elencare una serie di provvedimenti normativi adottati, a rimarcare i suoi successi europei e ad agitare lo spettro della prossima finanziaria.

Ha offerto il quadro di un esecutivo proficuamente operoso improvvidamente affondato da un capitano non coraggioso (che Kipling mi perdoni), un ignorante costituzionalmente parlando (violazione ripetuta della leale collaborazione istituzionale e continuo ricorso a canali comunicativi non ufficiali) che ha voluto tesaurizzare il grande consenso ottenuto alle europee per tornaconto personale e di partito. Non si è fatto mancare un passaggio sul Russiagate (rifiuto di riferire in Parlamento e di fornire le debite informazioni), sull’uso di simboli religiosi (che lederebbero il principio della laicità dello Stato) e sulla richiesta al popolo, giudicata non proprio democratica, di pieni poteri. Ha gridato al tradimento. Ora come una moglie abbandonata, ora come un maestro elementare deluso dal suo beniamino. Rimane un dubbio (oltre a quello che esista davvero un universo parallelo): finora Conte dov’era?

Non ha volato più alto Salvini nella sua replica e non ha fornito spiegazioni ulteriori sui veri motivi e sulla tempistica della crisi (la solita solfa sui troppi no detti dai 5Stelle). Ha preferito ritorcere l’accusa di tradimento sugli ex colleghi di Governo. Sono loro che, evidentemente, già da mesi flirtavano col PD. Infatti, solo ora, dopo un anno di lavoro insieme, si sarebbero accorti che lui è un barbaro antidemocratico? E’ antidemocratico chiedere il voto degli Italiani? E come pensano i 5Stelle di governare meglio con gli odiati PD? Molte domande, non campate per aria, ma nessuna risposta.

Forse migliore, certamente dal punto di vista retorico, il discorso di Renzi, che qualcosa di chiaro lo ha detto. In primo luogo, che a sinistra comanda lui. Poi, che le trattative per un Governo giallo-rosso sono abbondantemente in corso e che lui non ne farà parte. Quindi, che il nuovo esecutivo deve nascere soprattutto per evitare l’aumento dell’Iva, con questo minando il percorso per un patto di legislatura.

Il resto del dibattito non ha aggiunto nulla, se non qualche nota di folklore, alcune battute divertenti, non poche sciocchezze e tanto fumo. Di Maio, nel suo mutismo e nella ricerca dell’assoluta immobilità anche facciale, faceva tenerezza. E’ un ragazzo dopotutto. Fico, invece, quanti anni ha? See you later alligator. In awhile crocodile.