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Coronavirus. I fondi per le famiglie

by Luca Rampazzo
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In una conferenza stampa indetta sabato sera il premier Conte ha annunciato il reperimento di 4,7 miliardi dedicati a fronteggiare l’emergenza per i più bisognosi. La ripartizione è così effettuata: 4,3 in conto al Fondo di Solidarietà dei Comuni e 400 milioni dalla Protezione Civile. I primi sono stanziati con un DPCM, i secondi, a quanto risulta a chi scrive, con un’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile, che al momento non ci risulta essere ancora stata pubblicata.

La prima e più corposa tranche viene da un anticipo delle quote del fondo FSC per l’anno 2020. Il Fondo di Solidarietà Comunale è alimentato da una quota dell’imposta municipale propria (IMU), da ripartirsi sulla base dei criteri perequativi e compensativi espressamente indicati dalla legge.

Quindi non viene distribuito sulla base della popolazione o, nel caso in esame, della magnitudine dell’epidemia. È un fondo perequativo che tiene conto di criteri economici e sociali del territorio. In sostanza, meno è ricco un territorio, meno incassa di IMU, più riceve dal fondo.

L’articolo più rilevante ai fini dell’emergenza è il decimo, che fissa nel 66% la prima rata da versare ai comuni e la anticipa. Il criterio temporale prevede che l’erogazione avvenga entro il 30 aprile in luogo che entro maggio. Esiste invece un limite economico preciso: sarà possibile versare solo quanto effettivamente presente in cassa nel capitolo di bilancio 1365. Il che prefigura l’ipotesi che la disponibilità monetaria possa mancare fisicamente. In tal caso verrebbe ridotto il distribuito. In questa ipotesi si deve pensare che la restante parte sarà distribuita a ottobre.

Come già ampiamente detto, queste somme sono già state messe a bilancio dai Comuni, i quali non hanno peraltro vincoli di spesa: che parte dedicare al ristoro delle famiglie in difficoltà resta una scelta dei sindaci. Evidentemente, qualsiasi richiesta di denaro fatta in questo momento sarebbe prematura: i Comuni, quei soldi, non li hanno ancora fisicamente in mano.

Per quanto riguarda i 400 milioni siamo ancora alle bozze che circolano. Ma da quanto ci risulta l’80% dei fondi saranno distribuiti in base alla popolazione ed il 20% in base al reddito pro capite. I fondi possono essere utilizzati solo per l’acquisto di buoni spesa e va individuata la platea da assistere. I Comuni, per distribuire queste risorse, possono servirsi di operatori del Terzo Settore. La misura minima del contributo è di 600 euro per i piccoli Comuni.

Resta da vedere cosa dalla bozza passerà alla versione definitiva.