È stato da poco pubblicato il Report 32/2022 del SNPA, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, dal titolo “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” che, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare il “degrado” del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Lo scopo dichiarato è quello di analizzare “…l’evoluzione del territorio e del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro di analisi delle dinamiche delle aree urbane, agricole e naturali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo, della crescita urbana e delle trasformazioni del paesaggio, ma anche dell’evoluzione, della distribuzione e delle caratteristiche della vegetazione, fornendo valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale del suolo, con particolare attenzione alle funzioni naturali perdute o minacciate…”
Al di là dei numeri e dei dati analizzati e processati, che pure sono notevoli, il rapporto si pone in maniera costruttiva e non ideologica quale strumento di conoscenza, attività prodromica fondamentale ed ineludibile delle fasi programmatiche nonché strategiche della gestione territoriale, dalla scala urbana di dettaglio a quella regionale sino all’intero sistema paese.
Strumento di conoscenza tanto più necessario alla luce degli importanti obblighi/obiettivi che si è dato recentemente il governo italiano, sulla scia delle direttive europee, con il PNRR e con il Piano per la transizione ecologica. Piani che devono evidentemente convergere senza ambiguità verso l’obiettivo comune della tutela territoriale in senso più ampio: sviluppo economico e risanamento ambientale come un ticket e non una dicotomia insanabile.
Se da un lato quindi alcuni investimenti come quelli su infrastrutture e impianti di energia da fonti rinnovabili porteranno evidentemente a un incremento delle superfici artificiali, dall’altro bisognerà auspicabilmente bilanciare con un equivalente ripristino e rinaturalizzazione di aree già impermeabilizzate.
Del resto, il Governo Draghi, in continuità con quello Conte bis, si è già impegnato ad approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli obiettivi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure propositive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.
Ma per legiferare bisogna conoscere ed in questa direzione il Report del SNPA si muove anche alla stregua delle inoppugnabili evidenze documentali rinvenibili attraverso lo strumento tecnico dell’EcoAtlante. I numeri, dicevamo prima, sono impressionati e plasticamente rappresentati dalla efficace cartografia tematica prodotta.
Nel 2021 si è registrato il valore più alto degli ultimi 10 anni di consumo di suolo che, con le conseguenze analizzate approfonditamente nel rapporto, non solo non rallenta, ma addirittura nel 2021 riprende a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno. Un ritmo chiaramente non più sostenibile, dopo l’orgiastica abbuffata edilizia dei decenni passati.
Al di là dell’indubbio significato scientifico di siffatte analisi, qui ci piace sottolineare l’inevitabile corollario politico e programmatico di tali strumenti che con la loro oggettività efficacemente rappresentata (le mappe sono tremendamente eloquenti) non prestano il fianco a soluzioni troppo di comodo, soprattutto per gli amministratori locali che, molto spesso, coltivano esclusivamente il loro piccolo orticello.
Il sipario è stato definitivamente aperto e lo spettacolo non è per niente piacevole.