La via commissariale alla guida dei Comuni, piccoli o grandi che siano, non è in linea generale auspicabile. Non stimola insomma la crescita della democrazia partecipativa o, per dirla in politichese, della democrazia di base. Però la soluzione commissariale è la soluzione all’ingessamento della democrazia, ut sic stavolta. Lo stallo normalmente è determinato dai veti incrociati che si scambiano maggioranze e minoranze, poco inclini al dialogo democratico in certe realtà. Pompei è una di queste realtà. E ne ha pagato il prezzo in più occasioni nel corso degli anni Duemila, dopo un quarantennio di predominio assoluto del partito egemone: la Democrazia Cristiana.
Il PDS e poi il PD – insomma le due diverse anime, marxista e cattolica della sinistra postcomunista – hanno espresso la maggior parte dei Sindaci nell’ultimo trentennio a Pompei. Faceva eccezione l’appena giubilato Sindaco Pietro Amitrano, privo di militanza e storia politica personale, pervenuto sul variegato tram in corsa della “Sinistra democratica” pompeiana per una serie di concause impreviste. In verità la sua Giunta non ha proceduto di corsa, anzi! Il tram amministrativo ha stentato anche a tenere il passo della realtà, che si evolveva più velocemente al confronto. E, finita la corsa, possiamo affermare che più nessuno ormai avrebbe giocato un soldo bucato sulla permanenza di Amitrano come sindaco fino alla scadenza naturale del suo mandato. Esso infatti si è fermato a metà.
Il Prefetto di Napoli ha però immediatamente nominato Commissario Prefettizio a Pompei l’ex Questore di Napoli Santi Giuffrè. Insomma, una “eccellenza” campana, anzi siciliana, che ha da poco concluso una brillante carriera di Questore e, dal 2011, di Prefetto transitato anche presso la Direzione Investigativa Antimafia. Il Prefetto napoletano dunque ha piazzato a Pompei un valido conoscitore delle devianze della politica del malaffare, noto per averle combattute in giro per il Meridione d’Italia, terra fertile in tutti i sensi. Ma Santi Giuffré è anche un conoscitore delle emergenze ambientali, per le quali è stato capace di intessere collaborazioni costruttive con la magistratura inquirente.
Insomma, sembra l’uomo giusto, al momento giusto, al posto giusto. Qui a Pompei tratterà certamente a pari dignità – da ex Dirigente Generale della Polizia – con i Dirigenti Generali del Grande Progetto Pompei, sia militari che civili. Questo più che un nostro auspicio è una nostra certezza. E il caso vuole che le grosse questioni aperte sul territorio di Pompei siano, anzi sono, tante. L’HUB turistico di Via Plinio, in località Piazza Porta Marina Inferiore di Pompei Scavi è una di esse. E va risolta speditamente, visto che sono quattro e più anni che di esso si chiacchiera a vuoto.
Un’altra grossa questione è la nuova sistemazione urbana della Buffer Zone UNESCO, frontistante gli Scavi, e della recentissima Variante di Via Plinio. Sì, proprio quella che si vede ancora incartata tra reti di cantiere, ma di fatto “ultimata”. Noi la battezzammo la Variante di Roccapipirozza, per la dimensione della sua carreggiata infelicemente modesta, addirittura inferiore alla Variante di Pompei città, oggi Via Mazzini, la quale risale agli anni Cinquanta del Novecento (!). Andrebbe studiata subito una soluzione integrativa e/o gemella degna di essere definita Variante.
Poi, a proposito di viabilità nuova e alternativa, va segnalata tra le grosse questioni urbanistiche aperte il “Progetto EAV” per i sottopassaggi della linea ex Circumvesuviana. Anch’esso in variante all’esangue e vecchio PRG, da rielaborare come PUC. La “Variante EAV” è stata approvata dal Consiglio Comunale pochi mesi fa – dopo tanta gazzarra, pilotata finanche nell’aula consiliare – ma essa è ora “desaparecida” e non ancora “consegnata” alla cantierizzazione. Scelte tecniche o politiche? Forse scelte di tempi preelettorali? Tocca ora a Santi Giuffré la palla. E che sia goal! Nell’interesse della Comunità civile pompeiana, afflitta da livelli altissimi di inquinamento veicolare nelle ore pomeridiane e fino a sera tarda.
Le altre questioni? Si vanno delineando. Un progetto turistico “green” per l’area a monte degli Scavi, il Museo dell’Opera degli Scavi di Pompei, una metropolitana di superficie tra Pompei Città e Pompei Scavi o anche fino a Ercolano, con locomotive/copia delle eroiche locomotive di epoca borbonica in funzione H24 per il Turismo.
Un’agenda fitta, ma alla portata di cabasisi prefettizi, avrebbe detto Camilleri.