“Napoli è la mia forza e il mio dolore”. Inizia così la lettera aperta con la quale il professore Gaetano Manfredi, già Rettore della Federico II e Ministro dell’università, ha reso pubblica la propria rinuncia a candidarsi Sindaco di Napoli. Una lettera accorata, a tratti romantica, piena di sentimento. Una cosa da far venire il diabete per quanto zucchero contiene. Non ce ne voglia Manfredi, che conoscevamo come ingegnere pragmatico, ma la sua vena poetica ci ha stupito. Davvero quando gli è stato proposto di candidarsi “il cuore fibrillava e la testa ragionava”? Davvero si è “messo a studiare. E ho scoperto il dolore”? E quale sarebbe? Che “la capacità di spesa corrente è azzerata. Siamo, di fatto, in dissesto.”
Bella scoperta! Ma non c’era bisogno di studiare tanto (mesi e mesi da quando De Luca lo ha proposto come Sindaco) per saperlo. Sarebbe bastato chiederlo alla gente per strada, tutt’al più leggere un giornale. Non ci vuole la scienza per scoprire che senza denari non si cantano messe. Forse Manfredi ha saputo che non ci sarà l’auspicato “intervento legislativo di riequilibrio” per rimettere a posto i conti dei Comuni in predissesto? Perché se è così, ce lo dica. Ma poi cosa voleva concretamente fare con questi soldi? Qual era il suo programma politico-amministrativo? Chissà.
Viene il dubbio che il vero motivo della rinuncia sia un altro, più politico. “Perché i soldi da soli non bastano … servono anche risorse umane … a cominciare dalla giunta comunale, che dovrà essere di altissimo profilo e con le mani libere”. Ah, ecco. Ora si. Era un problema di autonomia. Forse i suoi danti causa politico-elettorali non gli offrivano le garanzie di indipendenza richieste.
Capita quando si viene candidati senza portare in dote un importante consenso elettorale. Perché sono i voti della gente, raccolti uno ad uno, casa per casa, a far vincere le elezioni comunali. Se questi voti li raccoglie De Luca con le sue innumerevoli liste, o i 5Stelle o il PD, perché dovrebbero rilasciare al Sindaco una delega in bianco? A ognuno il suo mestiere.