Si è tenuta a Napoli lo scorso lunedì 29 gennaio la presentazione del progetto di ricerca europeo “CLIC” (acronimo di Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse), un finanziamento di 5 Milioni di euro con l’ambizioso obiettivo di rendere di nuovo produttivo il patrimonio culturale e paesaggistico europeo in abbandono, un enorme “stock” di risorse materiali e culturali oggi inutilizzate.
Lo scorso dicembre, in concomitanza con il lancio dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018 a Milano, 15 partner europei tra cui centri di ricerca, università, imprese, fondazioni culturali, città e regioni, coordinati dall’Istituto IRISS del CNR di Napoli, hanno accolto la sfida lanciata dalla Commissione Europea: individuare nuovi modelli di business, di finanziamento e di governance per il riuso sostenibile del patrimonio culturale, una delle maggiori fonti di ricchezza per l’Europa se solo pensiamo alla crescita possibile nei settori del turismo culturale, delle costruzioni, del mercato immobiliare, delle imprese creative e culturali, grazie alla rifunzionalizzazione del patrimonio dismesso.
I partner del progetto, in cooperazione con imprese, investitori, istituzioni pubbliche, professionisti e organizzazioni della società civile, nei prossimi 3 anni proveranno ad individuare e testare nuovi modelli in grado di “riattivare” il patrimonio e il paesaggio culturale nella prospettiva dell’economia circolare.
L’economia circolare è l’unico modello di sviluppo attualmente realizzabile in grado di rendere compatibile la crescita economica con la vita del pianeta, arrestando il consumo e lo spreco irresponsabile di risorse dell’attuale sistema economico-produttivo. Il patrimonio / paesaggio culturale in abbandono è sicuramente una delle risorse che può e deve essere reimmesso nei circuiti produttivi, trasformandosi da costo economico ad opportunità di crescita, sviluppo e benessere per le comunità.
Conservazione, riuso, trasformazione del patrimonio culturale. Queste le tematiche dell’incontro di presentazione del progetto CLIC, a cui hanno partecipato i partner tra cui il Comune di Salerno, la Commissione Europea, e rappresentanti di istituzioni pubbliche, fondazioni culturali, banche, organizzazioni di ricerca e della società civile.
La giornata si è aperta con l’intervento di Alfonso Morvillo, Direttore dell’Istituto IRISS del CNR, coordinatore del consorzio di partner. CLIC ha l’obiettivo di identificare nuove funzioni e nuovi servizi compatibili con il riuso del patrimonio culturale, nella prospettiva dell’economia circolare. Nella prassi corrente, tuttavia, non sempre le funzioni e i servizi associati alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale si sono dimostrati compatibili con le esigenze di conservazione e tutela; in altri casi, i costi e i vincoli della conservazione rendono impraticabile un intervento pubblico di riuso, e rendono il patrimonio culturale scarsamente attrattivo per l’investimento privato. In questo scenario, sta emergendo fortemente il ruolo delle comunità locali nella rigenerazione del proprio patrimonio/paesaggio culturale, attraverso modelli basati su una rinnovata “responsabilità civica”. Pertanto, nuovi modelli di partenariato pubblico-privato-sociale possono configurarsi per il riuso del patrimonio culturale ed emerge la necessità di sviluppare nuovi strumenti valutativi in grado di identificare e valutare gli impatti economici, sociali, culturali e ambientali del riuso.
Ugo Guarnacci, project adviser della Commissione Europea, ha presentato le iniziative europee per la valorizzazione del patrimonio culturale, in particolare l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018.
Sono quindi intervenuti i soggetti interessati allo sviluppo e ai futuri risultati della ricerca. La tavola rotonda si è aperta con l’intervento di Domenico Tuccillo, Presidente Anci Campania, e Pierpaolo Forte, Comitato Direttivo Federculture, che hanno evidenziato la necessità di stimolare la produzione culturale per rigenerare il patrimonio italiano ed europeo.
Subito dopo Pietro Spirito, Presidente dell’Autorità Portuale del Tirreno centrale, ha evidenziato il ruolo storico dell’arte e architettura nei porti e l’importanza del patrimonio culturale nelle città/aree portuali per recuperare la “memoria collettiva”. Il patrimonio culturale può essere un motore di ricchezza economica, ha sottolineato Spirito, considerando le Zone Economiche Speciali come possibili strumenti per stimolare investimenti anche privati nelle aree portuali ricche di patrimonio culturale.
Adriano Giannola, Presidente SVIMEZ, ha delineato il ruolo del patrimonio culturale nell’economia circolare; Salvatore Fratellanza, Presidente del Comitato di gestione Arciconfraternite commissariate della Diocesi di Napoli, ha sottolineato l’esistenza di un rilevante patrimonio culturale religioso spesso in stato di abbandono o sottoutilizzo. Massimiano Tellini, del Gruppo Intesa Sanpaolo – Circular Economy Project, si è focalizzato sulla necessità di una “rivoluzione culturale” prima ancora che di un nuovo modello di consumo-produzione sostenibile.
Per tutti, il patrimonio culturale in abbandono rappresenta un costo ormai insostenibile. Per poterlo rimettere “in funzione” e riutilizzare, però, è necessario che questo venga in qualche misura “trasformato”, per essere adattato alle esigenze sociali contemporanee.
Luigi Fusco Girard, ideatore e coordinatore scientifico del progetto CLIC, ha quindi evidenziato che “conservare trasformando”, e “trasformare conservando” sono i concetti e le azioni raccomandate oggi dall’UNESCO, nel documento di orientamento sul Paesaggio Storico Urbano (UNESCO Recommendation on Historic Urban Landscape, 2011). L’UNESCO, la più grande organizzazione al mondo per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, ha sottolineato che il valore del patrimonio culturale non sta solo nella conservazione del singolo bene come oggetto passivo di tutela, “fotografato” ad una determinata epoca storica e conservato immobile nel tempo, ma risiede nel “sistema” del paesaggio storico-culturale, in continua evoluzione e trasformazione, la cui identità culturale viene continuamente rigenerata grazie all’azione creativa dell’uomo.
Trasformare e riusare il patrimonio/paesaggio culturale vuol dire quindi individuare il miglior livello di trasformazione in relazione agli usi compatibili, rendendolo fruibile e utilizzabile nella società contemporanea. “Riusare” le risorse, evitarne lo spreco e trasmetterle alle future generazioni: in questo senso è chiaro che la rifunzionalizzazione del patrimonio culturale può rientrare pienamente nelle azioni per la realizzazione di un’economia “circolare”.
Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Regione Campania, ha sottolineato che la Regione sta lavorando per introdurre concetti di economia circolare in particolare nel settore ambientale e, in collegamento con il progetto CLIC, ha confermato l’interesse delle istituzioni pubbliche campane alla sperimentazione dei modelli proposti, in particolare in relazione agli strumenti di pianificazione paesaggistica regionale. Ha anche sottolineato che la conservazione del patrimonio culturale può essere raggiunta solo attraverso una “saggia” trasformazione e riutilizzo compatibile con i valori culturali, superando in maniera intelligente le attuali barriere legislative, amministrative e culturali al riuso e alla trasformazione creativa del nostro patrimonio, nella prospettiva del Paesaggio Storico Urbano e dell’economia circolare. Infine, Giacinto Palladino, Consigliere di Banca Etica, ha evidenziato come questa sia un modello di economia circolare in sé, oltre che soggetto fortemente interessato a collaborare alla ricerca CLIC per individuare strumenti utili e facilmente applicabili per il finanziamento dei progetti di riuso del patrimonio culturale.
In conclusione, tutti i rappresentanti intervenuti hanno raccolto la sfida del progetto CLIC e si sono dichiarati disponibili a contribuire alla ricerca in corso. Il professore Pasquale Persico, Ordinario di Economia Politica e Associato CNR IRISS, ha raccolto le conclusioni e riflessioni della giornata di lavoro, richiamando il concetto di economia “bastevole” in relazione all’economia circolare, come la forma più autentica di sostenibilità.
di Antonia Gravagnuolo CNR IRISS Napoli