Giovanni Minoli è cittadino di Napoli. Ieri il sindaco Manfredi gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Queste le parole del giornalista, autore e conduttore radiofonico e televisivo che tutti conosciamo.
“Ricevere la cittadinanza onoraria per me significa tantissimo, io sono torinese, un torinese che è venuto a Napoli a restituire un po’ del maltolto dei nostri avi. Questa è la prima considerazione vera che mi va di fare perché è esattamente lo spirito con il quale quando il Centro di Produzione di Napoli doveva essere chiuso e venduto, perché delle persone volevano chiuderlo e venderlo per fare cassa, una consigliera del Sud, un genio assoluto come Elvira Sellerio, una notte mi chiamò e mi disse “Giovanni, io non posso permettere che il Centro di Napoli venga venduto. Tu che hai sempre tante idee, portami delle idee per salvare la sede di Napoli”. Io stavo studiando da tempo la lunga serialità, cioè il grande romanzo popolare, perché tutti voi parlate di soap opera, ma questa non è una soap opera, è un grande romanzo popolare che ha alle spalle tanti studi. Perché ho messo insieme i professori dell’università, tutti i ricercatori del CENSIS che ci davano le linee guida dello sviluppo del paese che trasmettevamo agli sceneggiatori per avere la certezza di avere un’aderenza sociale che si sviluppava. E’ questa la ragione della vittoria, perché le cose come nascono arrivano. Questa struttura di pensiero profondo, sociale, di radicamento sociale dove lo vedi? Lo vedi nell’aumento delle esterne, perchè le esterne ti consentono di raccontare il paese e questa è stata una scelta strategica che ha vinto. Teniamo conto che gli italiani all’estero sono di più degli italiani in Italia, sono 65 milioni e tutte le comunità italiane guardano ‘Un posto al sole’. Questo è il programma italiano più visto al mondo e gli attori vi possono dire le avventure personali che hanno avuto andando fuori, trionfi da star di Hollywood. Abbiamo girato in 27 anni come se avessimo fatto 1500 o 1600 film, generando 2000-2500 posti di lavoro tra diretto ed indotto; è una macchina potente dove c’è il sud con il nord: io ho portato questa organizzazione tayloristica, che unita alla fantasia, alla creatività, al talento, al geniaccio napoletano ha prodotto il tutto. La realtà cambia sempre e con lei cambia anche questo grande romanzo popolare, non una soap opera, ma un grande romanzo popolare che si lega alla lunga tradizione dei Feuilleton francesi.
Quando è nato “Un posto al sole” sembrava una scelta folle e i primi a non crederci erano gli stessi napoletani. Oggi Napoli è capitale della fiction italiana e io mi prendo il merito di aver creduto nelle mie idee, di averle sviluppate contro tutti, perché allora nessuno lo voleva. Non solo Napoli, non voleva nessuno perché comprare è meglio che produrre, per moltissime ragioni. Da cittadino napoletano mi sento che sto imparando, come uno che è alla conquista del far west. Adoro Napoli, sono un torinese che adora il sud. Ho anche casa a Filicudi, quindi immaginate quanto sud c’è nel mio cuore”.