C’è qualcosa che non quadra in questo centenario de l’Unità magnificamente celebrato l’11 febbraio a Roma, al Mattattoio, con un libro di Roberto Roscani. Ugo Sposetti con torta, Strisciarossa con racconti di ogni giorno, e ancora il 12 al circolo Pd, Circolo Italia di Roma.
Che cosa non torna? Manca il perché e percome il giornale non c’è più. Io ci ho provato tante volte a raccontarlo. A partire dalla sconfitta di Bersani nel Pd 2014 e, poco a poco, con Matteo Renzi che la fa chiudere due volte, dopo aver impedito che il socio di maggioranza ricapitalizzasse e con il 70 per cento.
Quella regola del 90 per ricapitalizzare o vendere, nata per garantire il partito, si trasforma in un boomerang! Perché il partito è ormai personale e l’autocrate trasformista Renzi usa quella ‘regola’ per impedire al socio di maggioranza privato di rilanciare l’Unità. Infatti la fa chiudere e butta per strada i lavoratori. Poi il giornale riapre come suo mattinale. E poi, da ultimo, con Staino chiude. Siamo nel 2017.
A lungo giornale e archivio restano nelle mani dei padroncini amici di Renzi. Che non mollano l’osso a chi vuol comprare. Poi colpo di scena. Scorso anno: compra tutto Romeo, imprenditore e proprietario del Riformista. Diretta da Piero Sansonetti, già vicedirettore vicario de l’Unità fino al 2000, celebre per il suo “Scusaci Principessa” su Lady D uccisa dai reporter. Gioco tre carte. Sansonetti passa a l’Unità, scarica tutti gli ex del giornale e porta con sé la redazione del Riformista, fin lì calendiano-libertario.
E al Riformista chi va? Matteo Renzi! Colpo da maestro, con la triade Romeo-Renzi-Sansonetti. Hanno molto in comune: la campagna contro i giudici, l’odio contro i 5Stelle e un po’ di sano pacifismo in Sansonetti alla nuova Unità. Di cui nessuno parla benché ci sia, almeno legalmente, con testata e archivio al momento riversato per volere del giudice all’Archivio di Stato di Milano, grazie ad una sovraintendente meritoria.
Un pastiche agro e dolce, come il dolce di Sposetti al Mattatoio di Roma, con D’Alema, fin qui missing per affari professionali, e Claudio Petruccioli, tra i massimi sostenitori del Pd post-occhettiano, veltronico e renziano. Entrambi direttori de l’Unità erano là domenica 11 senza aver mai detto una parola su l’Unità in tutti questi anni. Forse qualcuna contro il giornale di Colombo, semmai, quando i due venerati maestri politici contavano ancora molto.
Insomma, c’è del marcio in Danimarca o vi fu. Ma ve lo avevamo detto: nessuno vi racconterà come e perché finì il giornale. E neanche vi spiegherà come mai risuscitò ed esiste! Ma con Romeo Sansonetti “comunista” e Renzi al suo lato! Perciò meglio tagliare la torta e festeggiare i 100 anni di una grande storia finita, come scrive Pietro Spataro.
E sia. Giusto. Ma per il resto sopire e troncare, troncare, sopire. Come diceva il Conte zio…