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Canzoni d’estate

by Piera De Prosperis
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Nera come la tua schiena, Oggi non ti dico no … domani non lo so…

Non avvertite un brivido di piacere nel cantare i tormentoni dell’estate? Tutto il fisico tende a muoversi al tempo caraibico o semplicemente ritmico delle canzoni che poi risentiremo ancora e ancora, anche durante l’inverno, magari in situazioni ludiche come nelle sedute di aerobica o di aquagym e che ci spingeranno a muoverci, magari come gli elefanti di Dumbo, ma sentendoci, nel profondo, delle libellule. Se questo accade non temete, non è la vecchiaia che sconvolge le meningi, è colpa della dopamina: il neurotrasmettitore che quando viene rilasciato ci provoca piacere.

Il ritmo consente un maggiore rilascio di dopamina, è scienza non fantascienza!

Consideriamo un altro aspetto che ci condiziona: se tutti cantano la stessa canzone, la radio ce la propina ogni momento, perché dovremmo essere fuori dal giro? Se nelle sagre si scatenano i balli di gruppo sulle note della Cintura, perché noi non dovremmo lanciarci nella mischia? Lo scorso anno, il singolo “Despacito” di Luis Fonsi e Daddy Yankee si è sentito praticamente ovunque. La hit ha battuto ogni record possibile, realizzando 4,6 miliardi di riproduzioni e occupando la vetta della classifica in ben 18 paesi del mondo. In Italia “Despacito” ha addirittura ricevuto la certificazione di diamante, con 500mila copie fra download e streaming, conseguendo un risultato mai raggiunto prima.

Si parla di psicoacustica. Cosa significa? Che una canzone come “Despacito” ci “entra nella testa” e non ci abbandona più perché la sentiamo nelle nostre corde, forse perché ricalca alcune grandi hit del passato. Il fenomeno dei tormentoni non è nuovo: pensate ai Watussi, a Vorrei la pelle nera, Un’estate al mare. Del resto, il successo di queste canzoni è negli accordi semplici e familiari. Questo rende i testi facilmente riconoscibili e canticchiabili. A tutto questo si aggiunge spesso il fascino della parlata spagnola, la lingua latino-americana è calda, avvolgente ed esotica, qualcosa che fa pensare all’estate, ma fa anche venire voglia di ballare, che rimanda alla libertà che in genere solo l’estate consente perché si lasciano i vecchi schemi, le vecchie case e i vecchi amici e si va in cerca di avventure.

Cantare in altre stagioni i ritornelli dell’estate non è la stessa cosa anche se la loro potenza evocativa scatena scariche di dopamina. Con il freddo, al chiuso dei propri appartamenti, il neurotrasmettitore non ci carica come quando siamo in fase vacanziera.

E se fosse un fatto ancestrale? Se i ritmi ossessivi e ripetuti ci rimandassero a quando i nostri antenati battendo improvvisati tamburi, celebravano il divino presente nella natura? Nel famoso film di Kubrick, Odissea nello spazio, lo scimmione che battendo un osso su un tronco scopre la possibilità di utilizzare degli strumenti non ha fatto un incredibile passo in avanti nella storia dell’umanità?

Forse sto esagerando, forse non è necessario scomodare le teorie genetiste per giustificare il successo della Bertè, forse è solo voglia di socialità e di nuove conoscenze che ci spinge a condividere i motivetti che non ci escono più dalla testa.

E allora tutti insieme: Nera come la tua schiena, vestita da sera sciogliti i capelli poi balla un pò nera come questa sera con la luna piena muoviti poi balla poi balla un po’ ... e via così.

di Piera De Prosperis