Su “La Repubblica” di oggi è stata pubblicata una lettera aperta di Stefano Caldoro. L’ex Governatore, candidato (!?) in pectore del centrodestra alle prossime regionali, propone la sua idea di cosa si sarebbe dovuto e si potrebbe ancora fare in questa emergenza.
Era ora. Da quando è scoppiata l’epidemia la politica campana è completamente sparita, lasciando il solo De Luca, nel bene e nel male, a tenere la scena. Tutti in quarantena, tutti zitti, di maggioranza o di opposizione che siano. Persino De Magistris tace. Per non parlare dei consiglieri regionali, dei parlamentari, degli aspiranti candidati. Tutti sotto il letto. Vuoi per timore di dire sciocchezze, vuoi per non legare il proprio nome al dramma che stiamo vivendo. Si sa che passata l’emergenza qualcuno sarà chiamato a pagare il prezzo politico di quello che sta succedendo. Le cose cambieranno radicalmente e anche chi, oggi, sembra avere il gradimento dell’opinione pubblica non godrà, domani, del consenso scontato della gente.
Bisogna dare atto a Caldoro di aver avuto il coraggio di uscire finalmente allo scoperto. Ma per dire cosa?
A parte il riferimento alla sua esperienza quale commissario per passate emergenze (nessuna ha avuto la natura e la complessità di questa), in buona sostanza auspica una linea di comando più corta, rapida ed uniforme e la nomina di un commissario per ogni regione. Non è da oggi che Caldoro sostiene l’inadeguatezza della dimensione regionale per la gestione di svariate problematiche e propone l’istituzione delle Macro Regioni. Difficile dargli torto.
Ma il passaggio forse più significativo è quello nel quale afferma la necessità di distinguere in maniera netta il ruolo politico di scelta ed indirizzo da quello tecnico/operativo. E, a nostro giudizio, non vale solo per le emergenze.
