“Credo che le intese potranno avvenire nel giro di un anno”. Al termine dell’incontro con il presidente della Regione Campania, Roberto Calderoli ha tracciato un cronoprogramma sui prossimi passi relativi all’autonomia differenziata. Il maggiore antagonista della devoluzione nel corso delle recenti settimane, Vincenzo De Luca, è diventato nel volgere di qualche settimana un compagno di strada della compagine governativa. Si tratta in fondo di un ritorno all’ovile, in quanto, già nel 2019, il presidente della Regione Campania aveva presentato una proposta per realizzare un disegno più compiuto di federalismo, nella direzione della autonomia differenziata. Il movimentismo di Vincenzo De Luca su questo fronte è tale da non poter mai fissare in un fotogramma coerente la sua posizione, continuamente tattica, con l’obiettivo di negoziare con tutti, con le mani completamente libere, sia verso il governo sia nel suo partito.
Il ministro Roberto Calderoli ha scandito le fasi che caratterizzeranno il percorso verso l’autonomia differenziata. “I primi sei mesi vengono utilizzati per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, e i successivi per il calcolo della spesa storica, i costi standard e i fabbisogni standard, così da poter quantificare da un punto di vista economico quanto costano questi Lep”. In qualche modo, visto che nulla è stato appostato nella Legge di Stabilità per il 2023, il Ministro Calderoli ha ipotecato in questo modo sostanzialmente tutte le risorse per la prossima finanziaria, se si volesse per davvero passare dal criterio della spesa storica alla fissazione dei costi e dei fabbisogni standard. Nell’arco di un anno è stato ipotizzato che si possa completare l’iter necessario per la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni, per la definizione dei costi e dei fabbisogni standard e per gli accordi con tutte le regioni. Calderoli ha anche affermato che saranno necessari confronti con le strutture ministeriali che dovranno cedere poteri verso gli enti territoriali.
Il Presidente della Regione Campania come è sempre nelle sue corde, rilancia, andando oltre le proposte di devoluzione dei poteri fissate da Calderoli. Respinge solo la federalizzazione della scuola, per chiedere in cambio autonomia in molte altre aree connesse essenzialmente al settore delle costruzioni: approvazione dei piani paesaggistici, governo delle sovraintendenze. Per soprannumero De Luca aggiunge anche la regia dei sistemi portuali. Mentre il mondo si è internazionalizzato da decenni proprio grazie agli scali marittimi, noi invece regionalizziamo i porti, una genialata di proporzioni gigantesche, che è ovviamente più attenta al governo delle opere pubbliche che non alla costruzione di una rete di collegamenti per la competitività dei territori. Il Presidente della Regione Campania ha esplicitato questi obiettivi nel suo incontro con il ministro delle riforme. “Burocrazia zero, in due-tre mesi possiamo approvare semplificazioni per dare respiro all’economia. Proponiamo a Calderoli proposte a costituzione invariata. Stiamo raggiungendo risultati di valore straordinario”, prosegue De Luca.
Roberto Calderoli ha subito replicato in senso positivo: “Vorrei dare entro 2-3 mesi le risposte a De Luca – sottolinea – ma in maniera pragmatica credo che le intese potranno avvenire nel giro di un anno”. Il ministro ha specificato, inoltre, che in parallelo ci sarà “l’esame di quella legge che tutti mi hanno chiesto e che deve regolamentare il passaggio parlamentare di ciascuna intesa”.
Vincenzo De Luca, per parte sua, ha voluto nella stessa giornata sottolineare il risultato raggiunto nella ripartizione del fondo nazionale della sanità: “Grazie al nuovo riparto la Campania ha recuperato 220 milioni di euro. Facciamo un passo in avanti straordinario, anche se insistendo potremmo recuperarne altre. Tra l’altro l’aspettativa di vita in Campania è più bassa di due anni rispetto ad altre regioni”. Sorprendentemente, il giorno prima Vincenzo De Luca aveva affermato: “In Italia abbiamo una situazione non di crisi, ma drammatica per quanto riguarda il personale medico e ospedaliero e in particolare per i pronto soccorso. Non hanno fatto niente quelli di prima e non sta facendo niente il Governo attuale. Rischiamo di non poter tenere aperti i pronto soccorso principali, quelli dove ci si salva la vita. Diventa inevitabile, non c’è altra soluzione”.
Vale la pena appena di ricordare che la sanità è affidata alla competenza ed alla responsabilità esclusiva delle regioni: chi è – dunque – che non ha fatto nulla? Ma Vincenzo De Luca, non contento di questa boutade, ha aggiunto ancora: “Sono 15 anni che nessuno programma un accidente di niente. A gennaio in tutta Italia avremo una situazione di una difficoltà inimmaginabile e dovremo fare i conti con la chiusura di alcuni pronto soccorso” perché “non ci sono i medici”. Nel corso di questi ultimi quindici anni, Vincenzo De Luca è stato commissario alla sanità campana per più della metà di questo tempo, è stato il vertice apicale unico di questa situazione, non avendo mai nemmeno nominato un assessore alla sanità, per svolgere ad interim anche questa funzione. Eppure, con la leggerezza di parole alate, il presidente della regione effettua la classica mossa del torero. Avrebbe detto il Principe de Curtis: e che mi chiamo Pasquale?
Se questi sono i prolegomeni dell’autonomia differenziata, si prepara una nuova stagione di federalismo irresponsabile: Tutti i poteri sui territori, tutte le responsabilità al centro se le cose vanno male. Tutte le risorse sui territori, tutti i mugugni su ciò che non funziona ai ministeri. Se per un caso del tutto improbabile, invece, andassero bene, ovviamente il merito sarebbe completamente assegnato agli alfieri dello spezzatino nazionale. Non abbiamo ancora metabolizzato gli errori del federalismo sancito con la riforma costituzionale del titolo quinto, che ci apprestiamo, evidentemente non paghi degli errori clamorosi commessi, a dare un secondo giro di vite verso l’autonomia regionale e la dissoluzione dei poteri statali. E’ proprio vero che non si impara nulla dalle lezioni del passato. Ed è proprio vero che la memoria politica non esiste più. La strana coppia dell’autonomia differenziata ci accompagnerà verso le magnifiche sorti e progressive del federalismo in salsa padana e campana.