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Calcagni e l’Interrogazione inascoltata

il testo integrale

by Anna Di Vito
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Questa Interrogazione parlamentare a risposta scritta fu depositata a maggio scorso dal Deputato Franco Mari dei Verdi e Sinistra Italiana.

Ad oggi non c’è stata alcun risposta all’interrogante.

Il Colonnello Carlo Calcagni del Ruolo d’Onore da anni tenacemente lotta contro disparate problematiche di salute, a causa del contatto con i metalli pesanti e le polveri sottili a cui lui e tutto il personale militare inviato, durante la missione internazionale di pace della NATO sotto l’egida delle Nazioni Unite, in Bosnia-Herzegovina negli anni ’90 sono stati esposti senza protezioni e senza avvertimenti dell’allora Governo e del Ministero della Difesa.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA presentata dall’On. FRANCESCO MARI il 06/05/2024

Al Ministro della Difesa – Per sapere – premesso che:
con sentenza del 4 ottobre 2018, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la sussistenza di un nesso causale  tra  l’esposizione  all’uranio  impoverito  e  le  gravissime  patologie,  anche  tumorali,  che numerosissimi  militari  italiani  hanno  contratto  durante  l’impiego  nelle  missioni  internazionali  in Bosnia, a causa dell’ambiente notoriamente contaminato dall’utilizzo di munizionamenti con uranio impoverito  che  ha  generato  un  letale  inquinamento  “bellico”  da  metalli  pesanti  e  materiali radioattivi;
la  suprema  Corte  ha  riconosciuto  la  responsabilità  dell’Amministrazione  della  Difesa  nell’aver ignorato  i  pericoli  nell’esporre  i  nostri  militari  nei  teatri  operativi  in  cui  vi  era  stato  l’utilizzo  di munizionamento  all’uranio  Impoverito;
il  nesso  causale,  evidenziato  tra  il  comportamento  colposo  dell’Amministrazione  della  Difesa  e  le patologie  riscontrate  nel  personale  militare  coinvolto,  impone  una  risposta  pertinente,  chiara  ed esaustiva di rispetto, ancor più del dovuto risarcimento del danno, a quanti, nell’adempimento del dovere, abbiano subito la sventura di contrarre gravissime malattie, anche fatali, tanto che ormai si parla  comunemente  di  “sindrome  dei  Balcani”  per  identificare  tutta  una  serie  di  patologie degenerative  ed  irreversibili  che  vedono  coinvolti  militari  italiani  in  quantità  incredibilmente tragiche:  i  dati  ufficiali  riportano  oltre  600  morti  e  più  di  8.000  ammalati;
tra i tanti, a titolo di esempio, è nota la vicenda del Colonnello dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, che nel 1996 ha preso parte alla missione di Pace in Bosnia Erzegovina, oggi sottoposto a importanti terapie quotidiane per sopravvivere;
in questi anni il Colonnello Calcagni ha avuto la forza ed il coraggio di testimoniare e lottare per la verità, sempre nascosta o negata dai vertici militari, sulla correlazione tra le patologie che hanno coinvolto i militari e l’utilizzo di munizionamenti con uranio impoverito;
sulla  sua  documentazione  personale  era  stato  addirittura  posto  il  segreto  di  Stato,  poi  eliminato dopo  una  lunghissima  battaglia  durata  17  anni,  grazie  all’intervento  del  Tar  Lazio,  nel  2019; il  Colonnello  Calcagni  è  stato  consulente  per  la  Commissione  Parlamentare  d’Inchiesta  sull’uranio impoverito ed è stato membro del Tavolo Tecnico sull’Uranio Impoverito, istituito presso l’Ispettorato della Sanità Militare nel 2019;
la  relazione  conclusiva  dell’ultima  Commissione  Parlamentare  d’Inchiesta  sull’uranio  impoverito afferma  che  “le  reiterate  sentenze  della  magistratura  ordinaria  e  amministrativa  hanno costantemente  affermato  l’esistenza,  sul  piano  giuridico,  di  un  nesso  di  causalità  tra  l’accertata esposizione all’uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari o, per essi, dai loro superstiti; sostenere  le  vittime  del  dovere  ed  i  loro  familiari  appare  un  atto  dovuto,  non  solo  perché  sono sempre di più le sentenze di condanna nei confronti dell’Amministrazione della Difesa, davanti alle giurisdizioni amministrative e civili e finanche innanzi alla Corte dei Conti, ma per il rispetto che si deve a chi ha adempiuto al proprio dovere e oggi ne paga il prezzo più alto per colpa della grave inadeguatezza del suo ingaggio;
ad  avviso  dell’interrogante  occorre  pianificare  un  adeguato  risarcimento  per  tutti  i  militari  che  si sono  ammalati  a  causa  dell’esposizione  all’uranio  impoverito:
se il Ministro interrogato intenda promuovere azioni volte a costituire un apposito fondo da destinare al  risarcimento  di  ogni  militare  italiano  che  abbia  contratto  patologie  connesse  alla  esposizione all’uranio  impoverito  durante  l’espletamento  delle  proprie  mansioni;
quali provvedimenti intenda assumere affinché venga riconosciuto il giusto e dovuto ristoro a quanti abbiano subito la contaminazione da uranio Impoverito o da  metalli pesanti, compreso l’adozione di soluzioni transattive per tutti gli operatori militari che abbiano intrapreso azioni legali nei confronti della Amministrazione della Difesa, al fine di vedersi riconosciuta una legittima pretesa risarcitoria, a seguito di patologie susseguenti la contaminazione da Uranio Impoverito o da metalli pesanti.

Presentatore
On. FRANCESCO MARI

 

 

Anna Di Vito. Free lance, conosciuta con lo pseudonimo di Ripley Free Giornalista, studi classici, comunicazione e cronaca di Inchiesta, scrittrice, addetta alla Comunicazione, esperta in giornalismo Investigativo. Autrice di opere di cronaca romanzata noir e thriller. Organizzatrice di eventi culturali. Attenta alle questioni sociali, alle minoranze, ai dimenticati delle istituzioni.

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