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Budapest è bella e malinconica

by Alessandro Cardente
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Se solo per gioco potessimo paragonarla ad una diva del cinema, la nostra immaginazione non potrebbe fare altro che accomunarla alla Divina Greta Garbo.

Sofisticata ed elegante, romantica ma riservata.

Questa città rappresenta uno scrigno ricco di storia e di stili, un patrimonio che si lascia scoprire lentamente, senza clamore, come se ne avesse pudore. Per alcuni anni, nell’immaginario collettivo di molti che non la conoscevano a fondo, si è imposta come la città dell’eros e della spregiudicatezza sessuale. In effetti era, ed è, sede di importanti produzioni dell’industria cinematografica del porno, un tempo molto fiorente, per questo divenuta icona di quel settore.

Ma Budapest è ben altro, anzi, tutt’altro!

Nulla di questo, infatti, è percettibile vivendola e percorrendola nelle sue raffinate strade ospitanti imponenti palazzi e monumenti che impongono passeggiate con il naso all’insù. È proprio scrutando verso l’alto che Budapest aggiunge il meglio di sé dal punto di vista estetico: i tetti, le ringhiere e le facciate decorate dei palazzi arricchiscono come gioielli le vie pulite e ordinate dell’eterea capitale ungherese… sempre dipinta di bianco. In tutte le sue sfumature e tonalità ma pur sempre di bianco!

Gli stili, le epoche si distinguono, si susseguono e si rispettano senza mai troppo opporsi con prepotenza gli uni agli altri. Architettonicamente, questa città è un tesoro: Gotico, Neogotico e Neoclassico, passando dallo stile Liberty e approdando al più recente stile Bauhaus.

Ma le radici di Budapest affondano addirittura in epoca romana. Obuda (la città antica di Buda) con i suoi reperti storici, ne rivela con chiarezza le origini.

Obuda, Buda (la città alta) e Pest (la città bassa) sono i tre distretti che uniti nel 1873 diedero origine all’attuale città di Budapest “tagliata”, ma non separata, dal grande fiume.

 

 

Il Danubio, infatti, unisce ma non divide Budapest. Soprattutto per gli ungheresi.

É molto importante capire il rapporto stretto, il legame fortissimo che questa città ha con il proprio fiume e con ciò che il fiume comporta: una distesa d’acqua, si malinconica, eppure di primaria importanza nella storia passata e presente di questo territorio. Il Danubio è il secondo fiume più lungo d’Europa ma tra quelli navigabili è il più lungo in assoluto, ed è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

Insomma, per gli abitanti di Budapest il Danubio è una presenza. Un amico dal quale andare a rilassarsi, a riflettere o a bere qualcosa in uno dei tanti caffè all’aperto, quando l’aria si riscalda di sole.

 

Quello che più affascina di questa città è che la sua storia vive nelle strade, ognuno se ne può fare un’idea, la si può toccare, camminarci sopra… respirarla!

Questa città è stata testimone e protagonista, a volte suo malgrado, di eventi storici marcati. Profondi. Felici e dolorosi. Per questo Budapest è una città difficile da capire, e spesso, si rischia di viverla superficialmente. Ma qui la storia si è susseguita in maniera travolgente.

In cento anni è passata attraverso l’Impero Asburgico, il massimo splendore e potere; la breve Repubblica Socialista d’Ungheria nel 1918; la restaurazione ultraconservatrice di Miklós Horthy; la Seconda Guerra Mondiale; la repressione stalinista e la sanguinosa rivoluzione del ‘56.

 

E poi, i quarant’anni di comunismo che qui ha assunto una forma tutta sua, anche un po’ nostalgica e addirittura rimpianta in taluni casi, tanto che l’Ungheria viene definita la “baracca più felice” all’interno del campo sovietico. Poi c’è stata la fine dell’Unione Sovietica e la nuova spinta ultranazionalista dell’attuale governo.

La sensazione, però, è che nonostante questo tumulto di esperienze e di episodi storici, l’Ungheria e la sua bionda Budapest non abbiano ancora trovato la strada definitiva verso un sincero ed egualitario livello di democrazia.

 

In un passaggio veloce e distratto questo non lo si percepisce, anzi la sensazione è esattamente l’opposta, ma sotto la superficie apparentemente cosmopolita ed emancipata di Budapest, che non rappresenta a pieno la realtà dell’intera Ungheria, c’è una democrazia molto instabile e direi sfigurata dal governo di Orbán.

I danni alle istituzioni pubbliche, all’informazione libera, all’educazione, alla cultura ungherese; alla letteratura, alle arti, alla scienza e alla ricerca, oltre al sistema sanitario nazionale, sono rilevanti. Per non parlare delle visioni oscurantiste sui diritti civili e di cittadinanza.

La democrazia è certamente ambita da tutti i popoli, ma non sempre la si interpreta correttamente o la si percepisce come tale, soprattutto da chi la conosce da poco o da mai. Le nuove generazioni, i giovani ungheresi, spero siano capaci di comprenderla fino infondo intercettandone la sostanza e la vera identità… pretendendola!

Auspico loro di essere audaci, preparati, coraggiosi e non pigri nel comprendere che la mezza via non è mai qualcosa di veramente compiuto… non sarà facile… ma l’Ungheria, il popolo Magiaro e la Divina Budapest lo meriterebbero davvero!