Per tutti i meridionali che si rispettino, ci sono parole che, al solo sentirle, destano un lampo negli occhi, un sussulto dell’attenzione, come a dire si parla di me, di storia comune, di identità. In questa categoria ci sono a buon diritto: “Federico II”, “I Borbone”, “La questione meridionale” e anche “Brigantaggio”.
“Ah che brigante che sei!” al Sud lo diciamo ancora oggi, ma il rimprovero ha una sfumatura di affettuosa indulgenza perché i “briganti” ci ricordano una specie di “controstoria” che stiamo imparando sul Mezzogiorno d’Italia, sull’Unità, sui Borbone e anche sui Savoia. E proprio ai briganti è dedicata una mostra evento al MAXXI di Roma: “Briganti eleganti” l’arte della moda maschile, un’affascinante esplorazione dell’intreccio tra storia, cultura e moda.
La mostra è ideata da Stefano Dominella e curata da Guillermo Mariotto e Bonizza Giordani Aragno. Va in scena l’evoluzione dell’abbigliamento maschile, dalla società contadina a quella borghese, fino al contemporaneo. Proprio i briganti, con le loro gesta, la loro essenza ribelle e insofferente, i loro capi di abbigliamento, sono i protagonisti di un viaggio sapientemente creato nell’Italia prima e post unità.
Attraverso straordinari costumi e una scenografia disegnata ad hoc, la mostra racconta di un personaggio fuorilegge e al contempo misterioso e affascinante attraverso un miscuglio di forme, tessuti, fogge, accessori e decorazioni che costituivano la divisa del brigante. Quel che colpisce è il modo di abbigliarsi dei briganti che esprime una volontà di cambiamento: eccessi, sregolatezza, romanticismo e ribellione.
“Omm se nasce e brigante se more” cantava Eugenio Bennato per descrivere la rivolta della gente meridionale all’egemonia piemontese arrivata con l’unità. Questioni tenute in poco conto nelle aule della storiografia ufficiale e che oggi rivivono in un percorso estetico che, mescolando eccentricità, arroganza e sfrontatezza, ha dato vita a quelli che sono divenuti veri e propri archetipi maschili di stile: i briganti, appunto.
Si possono ammirare sbalorditivi cappelli a larga tesa, mantelli a ruota e giacche di velluto che sembrano creare veri e propri look dallo stile inconfondibile, perché il brigante, che ha sempre desiderato distinguersi, accostava abiti borghesi a frammenti di divise militari; spesso si trovava a indossare capi rubati ai nemici, quasi a farne un vanto, e nel cappello a cono teneva ciò che era di valore: oltre alla piuma, spesso c’era un’immagine della Madonna o qualcosa di caro. Aveva insomma, un suo dress code riconoscibile, testimone di un passato eroico che diventa eleganza stravagante.
Quarantacinque manichini raccontano questo scambio incessante tra storia e moda, la perfetta fusione che ripristina e conferisce una nuova identità ad un secolo lontano; una sorta di esperimento che, facendo suo il linguaggio della contaminazione visiva e del riuso, guarda la moda come ad un archivio da consultare e valorizzare.
L’esposizione anticipa la nuova serie tv italiana Briganti, composta da 6 episodi e prodotta da Fabula Pictures in associazione con Los Hermanos, in arrivo su Netflix il prossimo 23 aprile.