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Bona Maria Sforza d’Aragona

Una Regina aragonese da Napoli a Cracovia

by Federico L.I. FEDERICO
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Era la figlia di Isabella d’Aragona e di Giangaleazzo Sforza la nobilissima dama napoletana Bona Maria Sforza d’Aragona che, in pieno Rinascimento, fu protagonista tra le corti italiane e i regni dell’Europa centrale, distinguendosi come una delle figure femminili più affascinanti e complete del Cinquecento.

Nota tra i contemporanei come Bona Maria era la nipote del Re Alfonso II, discusso sovrano rappresentante della dinastia Aragonese di Napoli. Bona apparteneva anche a una delle più potenti dinastie italiane, gli Sforza di Milano. Ella ereditò dunque dagli Sforza anche il titolo di Duchessa sovrana di Bari. Ma il destino la portò lontano dall’amato Meridione d’Italia, fino a Cracovia, dove divenne Regina di Polonia e Granduchessa di Lituania. Tanti titoli le furono assegnati per diritto matrimoniale, che ai tempi era in uso tra le grandi Famiglie europee per rafforzarsi vicendevolmente, perché Bona Maria Sforza d’Aragona, nel 1517, per volere della madre e con il beneplacito del Papa e della corte napoletana, andò in sposa a Sigismondo I, re di Polonia, detto il Vecchio.

L’etichetta reale volle che il matrimonio fosse celebrato il giorno sei di dicembre, festa di San Nicola, Patrono di Bari, ma nella reggia Aragonese a Napoli, poi detta Castel Capuano e oggi ricordato dai Napoletani come il “vecchio Tribunale”.

Il Pranzo di nozze fu sontuoso, come lo erano abitualmente le Feste Aragonesi a Napoli. Il banchetto durò l’intera giornata, perché prevedeva ventinove portate in onore della nuova regina. Qualche storico afferma che furono mille e cinquecento i piatti portati a tavola! Tra essi ci furono anche pizze bianche e pizze paonazze, che rimandano alle pizze napoletane e ai panzerotti baresi d’oggi.

Il matrimonio fu una unione felice, che favorì i legami tra il Meridione d’Italia e la Polonia, ma Bona Maria in più portò nella Corte di Cracovia, allora Capitale del Regno di Polonia, il gusto, l’eleganza e la cultura del Rinascimento italiano di cui Napoli fu grande protagonista, insieme a Firenze. Bona Maria, infatti, si trasferì a Cracovia già dopo un anno dal matrimonio e ospitò a corte numerosi artisti italiani, architetti, filosofi, aprendo le porte del castello di Wawel al pensiero umanista. Il suo regno fu insomma un ponte culturale tra due mondi, quello slavo e quello italiano e mediterraneo.

A Cracovia però, Bona Maria non si limitò a svolgere un ruolo culturale, perché affiancò attivamente il marito Re Sigismondo e seppe essere una innovatrice nei territori polacchi, senza abbandonare il proprio ruolo di Duchessa di Bari e amministratrice del ducato barese.

In Polonia rafforzò il potere della corona, modernizzò la gestione delle terre, promosse riforme fiscali e soprattutto favorì l’introduzione di varie colture mediterranee nei campi cracoviani e, dunque, in Polonia, dove da quell’epoca il prezzemolo, il cavolfiore, il sedano, il cavolo verza, il porro e le carote, nonché le Insalate di erbette crude, entrarono saldamente nella cucina polacca locale che ne conserva l’uso nella quotidianità, insieme agli onnipresenti e ottimi pierogi polacchi, variamente ripieni, che ricordano tanto i ravioli italiani, sebbene a forma di mezzaluna.

Addirittura, il Popolo polacco coniò appositamente il termine “Włoszczyzna“, che significa “Italianità” per indicare quello che oggi in tutto il mondo si definisce “Made in Italy”. Questa Italianità diffusa connota Cracovia ancora oggi, perché le tracce del Rinascimento Italiano sono cospicue e affiorano nella facies urbana di Cracovia, rendendola familiare e gradita a noi Italiani che apprezziamo anche il clima cracoviano moderato e asciutto per gran parte dell’anno.

La Regina di Polonia Bona Maria Sforza d’Aragona non spezzò mai il proprio legame con la Puglia, e in particolare con Bari. Bona, infatti, mantenne il titolo e i diritti sul Ducato e ne amministrò gli interessi anche da lontano, attraverso emissari e funzionari di fiducia. Nel 1556, ormai vedova e stanca della corte polacca, tornò in Italia, ritirandosi a Bari. Morì però l’anno successivo, nel 1557, dopo aver tentato di difendere il suo patrimonio dalle mire della Spagna.

La sua figura è tuttora ricordata sia in Italia che in Polonia.

La Città di Bari ne conserva la memoria nel Castello Svevo; la Città di Cracovia ne conserva la memoria nella stessa storia urbanistica delle sue Piazze, delle sue strade, dei suoi raffinati palazzi di gusto rinascimentale mitteleuropeo.

 

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