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Bobo Craxi a Pompei con gauche caviar e chiringuito

by Federico L.I. FEDERICO
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Foto by Foto Press Pompei

 

Poche sere fa nella Sala del Consiglio Comunale di Palazzo De Fusco a Pompei, per iniziativa dell’Assessore Marcello Lala, si è tenuta la presentazione del libro di Bobo Craxi e Fulvio Abbate, al quale i due autori hanno dato il seguente titolo, leggero ma intrigante: GAUCHE CAVIAR, che reca un “sovratitolo” sorprendente che recita così: Come salvare il socialismo con la ironia.

E, in verità, un velo di spirito goliardico aleggia su tutte le pagine del libro che getta “un sasso nello stagno della politica e della cultura italiana in modo provocatorio” come è nello stile, in particolare, di uno dei due autori soprattutto, lo scrittore siciliano Fulvio Abbate.

Non so quanto abbiamo inciso favorevolmente le comuni radici siciliane di entrambi gli autori, sulla loro decisione di scrivere un libro a quattro mani.

I Craxi sono infatti milanesi soltanto perché Vittorio Craxi, papà di Bettino e nonno di Vittorio detto “Bobo”, si era trasferito dalla provincia di Messina nel capoluogo lombardo. A Milano l’avvocato Vittorio Craxi fu prima Avvocato e poi fu un membro socialista attivo del Comitato di Liberazione Nazionale di Milano, città di cui divenne Vice Prefetto con Riccardo Lombardi e poi Prefetto, dopo essere divenuto amico e sodale di Lelio Basso e Sandro Pertini. E ci fermiamo qui nella rievocazione. Sono sufficiente garanzia questi nomi di gran calibro della galassia socialista milanese, e non solo.

Essa spaziava dal Partito d’azione al Popolarismo cattolico, ma era tenuta insieme dalla fede antifascista, imbevuta però da una profonda cultura socialista di indipendenza e di autonomia nella Sinistra democratica. Ben prima che essa divenisse poi GAUCHE vincente in Europa, con Mitterand e gli altri leaders europei. Era una Sinistra libertaria e libera dai tormenti che hanno sempre perseguitato i Socialisti, esposti in prima linea, tra le due sponde – lontane, quando non opposte – quella del Protagonismo socialista autonomo e quella della Subalternità al Moloch Comunista.

Questi concetti – ormai familiari soltanto agli addetti ai lavori – nel libro scritto da Bobo e Fulvio, grandi amici nel privato, sono trattati con leggerezza, a volte quasi giocosa, tra i due protagonisti che coltivano l’idea di aprire un ‘Chiringuito’.

Ai lettori più giovani il termine Chiringuito sarà familiare, ma per i lettori dagli “anta” in su lo esplicitiamo: il chiringuito è un piccolo bar, anche stagionale, niente di più, nonostante il nome fascinoso. Però il Chiringuito del libro GAUCHE CAVIAR deve nascere in Tunisia, ad Hammamet. E’ la terra tunisina che conserva le spoglie del grande statista italiano, quel Bettino Craxi, morto in esilio volontario sulle sponde dello stesso Mar Mediterraneo, in cui arriva – alla fine del suo lungo percorso di affluente tributario di sinistra (è solo un caso, però…) del fiume Po, il fiume Lambro dalla Milano meneghina. Di quella Milano di cui l’altro Craxi, Bettino, il più famoso, fu la bandiera per un non breve periodo.

Dall’idea del Chiringuito inizia una corrispondenza tra i due amici, Bobo il politico e Fulvio lo scrittore, che si dipana tra Hammamet e Roma, ma tocca Palermo, la Spagna e gli altri luoghi della loro amicizia, la quale si riaccende grazie a uno scambio di lettere che diventa anche un “libero scambio a volte sconnesso di riflessioni e ricordi sulla sinistra italiana, i suoi vizi e le sue virtù.” Così afferma Bobo, ricordando le intriganti e ironiche lettere del Libro in cui i due autori – con linguaggio colto, ma anche pop – strapazzano la Sinistra cattocomunista, quella che beve Champagne e Caviar, con il cashmere adagiato a fior di pelle e con le borse griffate.

E così, nel loro libro GAUCHE CAVIAR i due autori attraversano cinquant’anni di storia e di cultura italiana, da cui emerge anche un Bettino Craxi accanito raccoglitore di testimonianze di Storia, di Pittura e d’Arte, capace di trasformare in residenza d’artista la casa di Hammamet, acquistata nei suoi anni giovanili. Una Casa di vacanze lontanissima dai clamori della Politica, senza le maniglie d’oro e i valletti tunisini di cui blaterava certa stampa di regime, mentendo spudoratamente, sapendo di mentire, durante la tempesta di Tangentopoli.

Questo libro di Fulvio Abbate e Bobo Craxi è comunque anche una riflessione sull’idea della libertà. E lo stesso Bobo Craxi, a proposito del libro, ha scritto: “Penso che il nome Chiringuito – faccia troppo America Centrale, sappia di maracas, meglio Cabane, ci perdoneranno il francesismo, però non dimentichiamo che noi, grazie a quel ritrovo, celebreremo la gauche caviar e nel contempo renderemo il nostro provincialissimo omaggio alle comuni letture, nonché al motto della rivoluzione francese ‘Liberté, Egalite, Fraternité’, da cui tutto ebbe inizio”.

Ecco quindi che da queste parole viene fuori il Bobo Craxi misurato e signorile – come è stato sempre nel suo stile, ereditato dalla madre Annamaria Moncini – che ricorda fisicamente il papà Bettino nella sua figura massiccia da rugbista, nei rari lampi dei suoi occhi altrimenti sereni e nel sorriso aperto e accattivante che illumina improvvisamente il suo viso.

E così è stato anche a Pompei l’intervento di Bobo, il quale ha ceduto la scena e la parola al vecchio (si fa per dire) amico Giulio Di Donato, ex Vice segretario Nazionale del PSI, il Vice di un Craxi ingombrante.

 

Foto by Foto Press Pompei

 

Di Donato nel proprio intervento si è soffermato sulla trama del libro, riprendendone con vis polemica e senza ironia le tematiche, con parole in cui affioravano i ricordi del crollo del Progetto craxiano sotto il tiro incrociato di forze trasversali, oscure e palesi, accomunate comunque tutte da volontà di revanche a tutti i costi.

Poi la parola è passata a Ettore Rosato, grande interprete contemporaneo del Terzo Polo, che non è certo un luogo geografico. Esso è da intendersi – a giudizio di Rosato – come luogo geopolitico che dovrebbe generare una piattaforma su cui possano trovare posto le persone che hanno coscienza della complessità italiana dei problemi irrisolti della politica, intesa come capacità di pensare e agire in coerenza, pervenendo a necessarie e opportune mediazioni.

Il Sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio infine, chiudendo l’evento, ha ricordato tra l’altro la propria lunga militanza, anche familiare, nel Partito Socialista Italiano, travolto dalla bufera mediatica di tangentopoli insieme al suo leader Bettino Craxi. Un leader di cui l’Italia di oggi avrebbe bisogno, ha concluso Lo Sapio.