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Berlusconi, l’inchino di Stato

by Alessandro Bianchi
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Ho preferito aspettare tre giorni prima di commentare la vicenda della scomparsa di Berlusconi, non certo per l’improbabile eventualità di una resurrezione ma perché in quei tre giorni ho potuto assistere al montare del profluvio di parole e immagini che hanno accompagnato il processo di beatificazione del defunto.

Premesso il doveroso rispetto per una vita che se ne va e per il lutto dei suoi cari, credo sia ora lecito commentare l’accaduto ponendo delle domande e azzardando delle risposte.

Prima domanda: perché funerali di Stato?

Si tratta di un provvedimento del tutto legittimo in virtù della Legge 36/87 ma certamente non obbligatorio, tanto che finora era stato fatto solo per alcuni come Spadolini, Fanfani e Leone, e non per altri come Craxi, Goria, De Mita e Andreotti.

Dunque il perché è evidente: la Meloni, che è un politico di razza al contrario della gran parte dei Ministri del suo Governo, non ha avuto un attimo di esitazione a fissare funerali di Stato per costruirsi un credito per quando, molto presto, si avvierà la complessa partita della spartizione dell’eredità politica del defunto.

Su questo terreno dovrà mettere in conto una forte concorrenza, a partire da quella dell’ineffabile Renzi, ma intanto ha segnato un punto di consenso a suo favore.

Seconda domanda: perché lutto nazionale?

E’ stato dichiarato con un provvedimento del Sottosegretario di Stato Mantovani, ma siccome è un potere che non gli spetta dobbiamo concludere che è ancora frutto della volontà politica della Meloni, sempre per la medesima ragione di cui sopra.

Solo che in questo caso la Presidente ha commesso un intollerabile abuso, ritenendo di poter obbligare gli italiani e le loro istituzioni a partecipare ad un lutto, ovvero ad una condizione che nasce da un sentimento di dolore per una perdita, che è una scelta del tutto volontaria. Personalmente ho grande rispetto per chi vuole esternare con il lutto il proprio dolore, ma non ho alcuna intenzione – meno che meno l’obbligo – di partecipare a questa esternazione.

Dunque bene ha fatto il Rettore Montanari, al quale ho espresso la mia solidarietà, a dichiararsi contrario e a rifiutarsi di mettere la bandiera a mezz’asta nella sede dell’Università per Stranieri di Siena. Poi, come abbiamo visto, si sono aperti sui social mille appelli a non rispettare questo aberrante provvedimento: non in mio nome, perché rispettiamo il loro lutto ma non abbiamo alcuna intenzione di condividerlo.

Terza domanda: perché era presente il Presidente della Repubblica?

Non aveva nessun obbligo istituzionale ad essere presente, quindi lo ha fatto per scelta. Con il massimo rispetto per il Presidente Mattarella, la considero una scelta difficile da capire perché si tratta di un riconoscimento pubblico ad una persona che non può certo essere considerato uno statista, vale a dire una persona che per i ruoli che ha ricoperto all’interno delle istituzioni dello Stato ha apportato benefici al suo Paese. Berlusconi è stato esattamente il contrario: ha usato ripetutamente lo Stato per i suoi fini personali, familiari, aziendali e di partito, fino a commettere dei reati contro lo Stato.

Mi chiedo se la stessa partecipazione ci sarebbe stata se il decesso fosse avvenuto nel periodo in cui stava scontando una pena a quattro anni di reclusione conseguente alla condanna per frode fiscale ed era stato dichiarato decaduto da parlamentare e interdetto dai pubblici uffici.

Quarta domanda: perché non c’era nessun Capo di Stato?

Per questo la risposta è piuttosto evidente: nessun rappresentante di un Paese civile ha voluto essere coinvolto in questa poco accomandevole cerimonia.

Ovviamente non poteva mancare Orban, un politico reazionario, illiberale e con tendenze fascistoidi che si è trovato in buona compagnia con l’Emiro del Qatar, il Presidente dell’Iraq e il Presidente dell’Albania.

Chi avrebbe voluto assolutamente essere presente è Putin, ma purtroppo per lui nei Paesi civili non può entrare perché verrebbe arrestato e portato davanti al Tribunale dell’Aia. Allora ha reso omaggio al suo compagno di merende dal Forum di San Pietroburgo (anche quello disertato dai Capi di Stato dei Paesi civili) e nell’occasione ha ripetuto le abituali farneticazioni sull’Ucraina, compresa la minaccia di distruggere il centro di Kiev.

La Russia meriterebbe un Presidente all’altezza della sua grande (anche se complessa e tormentata) storia e non un dittatore, criminale di guerra e, per di più, stupido nel senso cipolliano del termine, di colui che non solo non riesce ad ottenere lo scopo che si prefigge con le sue azioni, ma ne riceve un danno (Carlo M. Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana, il Mulino, 2015).

Quinta domanda: perché era presente la Schlein?

Essendo la segretaria del Partito Democratico la sua presenza ha impegnato ufficialmente il partito e questa è una cosa molto difficile da capire.

Il PD è nato sulla scia del pensiero e dell’azione di Romano Prodi proprio per dare vita nel Paese ad un versante politico eticamente diverso e politicamente contrapposto a quello berlusconiano.

Certo è un partito che ha dovuto subire la gestione di Renzi segretario, il cui primo atto fu quello di invitare Berlusconi al Nazareno, nonché l’azione corrosiva di minoranze interne oggettivamente alleate di Forza Italia. Ma a maggior ragione la nuova Segretaria avrebbe dovuto marcare la lontananza da quello che non è stato il funerale di un leader politico, ma l’atto di consacrazione dei valori del berlusconismo a partire dalla totale e acritica assoluzione dei reati e dei misfatti compiuti in vita ai danni dello Stato e della società italiana.

Bene, mi fermo qui rinviando ad un altro momento, ammesso che se ne voglia ancora parlare, la domanda cruciale: il berlusconismo sopravviverà alla scomparsa di Berlusconi e sotto quale veste?