*nota in calce
La recente campagna elettorale a Bari ha avuto tra i suoi argomenti principali la dichiarata esigenza di dotare finalmente la città di un nuovo piano urbanistico: il PUG. Fu nel passaggio dalla prima alla seconda consigliatura Decaro che la decisione del Sindaco di avocare a sé la delega all’Urbanistica, cancellando nei fatti la pianificazione territoriale dalle azioni della sua amministrazione, pose le basi per l’attuale drammatica situazione, che vede la città ormai affogare nel cemento che sta consumando il suolo disponibile in ogni angolo del territorio urbano. Una situazione fortemente facilitata e sostenuta dal “Piano Casa” regionale, nato come temporaneo nel 2009 ma di anno in anno rinnovato con maglie d’intervento sempre più larghe e al di fuori dai controlli dei regolamenti edilizi. Tutto questo mentre si denunciano migliaia di appartamenti vuoti e la popolazione di Bari da molti anni non dà nessun segnale di crescita.
Sono argomenti di cui mi sono molte volte occupato negli ultimi anni, denunciando una situazione fin troppo evidente e rischiosa e amareggiato dalla nebbia prodotta ad arte da una massiccia propaganda istituzionale incentrata sulla figura del sindaco e che ha venduto Bari come città della felicità a prescindere, un piccolo paradiso terrestre riconosciuto tale dal turismo di massa attratto da focaccia e pastaie di Bari vecchia. Straordinaria ogni pur piccola iniziativa, tutto ci avrebbe portati in Europa! Un giardinetto sulla piastra di copertura della stazione diventa un “nuovo Central Park”, una via Sparano trasformata in una grigia e rovente striscia di similpietra vulcanica in perenne manutenzione ma paragonata alle strade delle grandi capitali europee, pochi alberelli in vaso donati da un vivaio acclamati come “nuova foresta urbana”. E che dire del Costa Sud (è di ieri il rinnovato allarme sui veleni presenti nel sottosuolo), presentato come anticipazione di un PUG ufficialmente inesistente e annunciato come il progetto del più grande parco costiero d’Europa, dove il trasferimento delle volumetrie edilizie in aree più interne interesserà il doppio dei suoli altrimenti previsti, condannando al massacro cementizio terreni che sarebbero a lungo rimasti agricoli? Ci avevano fatto sognare, il PUG e il Piano Paesaggistico Regionale, proponendo una rinnovata visione del rapporto città-campagna e immaginando il ritorno nel tessuto urbano di un esteso, sano e rigenerante ambiente naturale; ma ne scrivo al passato.
E’ tornato a scrivere le sue denunce sulla “non urbanistica” della città anche il prof. Dino Borri, alla luce dei dati che vedono Bari al primo posto della poco invidiabile classifica delle città più roventi d’Italia. Egli ricorda anche che nei dieci anni di amministrazione Decaro, a fronte dei cori di esaltazione per la realizzazione di nuovi parchi e giardini, l’edilizia a Bari ha fatto sparire ben 25.000 alberi, cancellati dalle nuove costruzioni che ben si sono guardate di aggiungere al cemento un pur piccolo giardinetto. Asfalto e cemento hanno fatto di Bari un piastrone rovente su cui ben poco si può essere felici e limitando la fruizione del paesaggio urbano alla sola linea costiera, mai tanto presa d’assalto come in questi ultimi tempi. Borri dichiara l’esigenza di bloccare immediatamente il consumo di suolo, ma ho più volte scritto che siamo ormai all’inizio di una seconda e ben più massacrante stagione edificatoria: dopo la valanga di palazzi sorti ovunque, anche in angoli che mai in passato sarebbero risultati d’interesse imprenditoriale, stanno per partire le grandi lottizzazioni, che aggiungeranno al già costruito altre migliaia di nuovi appartamenti. Se mai si ripartisse subito per riprendere il PUG da oltre dieci anni chiuso nei cassetti comunali dopo essere stato completato, pagato e validato, fra quanti anni potremo essere giunti alla revisione, adeguamento al PPTR e all’adozione del nuovo PUG? E nel frattempo, quanti altri milioni di mc di cemento saranno stati edificati, tra le concessioni già rilasciate a valanga e quelle che si aggiungeranno? Quando il sindaco Decaro avocò a sé la delega urbanistica, erano presenti sulla carta dell’attuale PRG Quaroni circa 15 milioni di mc di volumi edificabili: quanti ne sono già stati edificati e quanti fra dieci anni ne saranno rimasti? Una follia che stiamo già pagando carissima.
Dino Borri non fa mistero del potere rappresentato a Bari dai costruttori, contro cui mai nessun amministratore ha osato porsi. Siamo allora condannati ad essere schiacciati da questi interessi di basso, bassissimo profilo e a corto, cortissimo respiro? In parallelo, non si è visto il minimo tentativo di nobilitare l’edilizia in architettura: guardatevi intorno, siamo circondati da inaudito squallore, da edifici tutti battezzati “palazzo…”, magari ricordando un pezzo di storia, anche di epoche antichissime, che quella speculazione ha fatto sparire per costruirci sopra. Edifici tutti uguali, tutti anonimi, tutti con i balconi vetrati e gli intonaci bianchi e grigi destinati già nell’arco di un paio d’anni a denunciare la cattiva qualità con cui sono stati realizzati.
Non è di oggi la città preda di una speculazione ignorante e ingorda; accadeva già alla metà dell’Ottocento, allorché i costruttori si accorsero dello sviluppo che stava prendendo il nuovo Borgo Murattiano e smontarono rapidamente le linee guida del Piano dell’arch. Giuseppe Gimma. Da allora, nulla può accadere senza che non passi per gli interessi dei costruttori e dei compiacenti amministratori portavoce ed esecutori di quei voleri. Accadrà ancora una volta anche con il Sindaco Leccese, che ha promesso di liberarsi quanto prima della delega all’Urbanistica per il momento anche da lui avocata? Farebbe intanto bene, il Sindaco, a farci sapere quale sia la reale situazione e quanti altri milioni di metri cubi da qui al termine della sua potenziale consigliatura avranno schiacciato il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
* L’Autore, Eugenio Lombardi, laureato a Firenze in Architettura, si è specializzato presso il Politecnico di Varsavia, la Scuola di Architettura dell’Architectural Association di Londra e il Politecnico di Helsinki. Libero professionista a Bari, ha costituito nel 1994 il Laboratorio Urbano, promotore del recupero e valorizzazione delle risorse storiche e ambientali. Grande eco internazionale hanno avuto le sette edizioni del Treno Europeo dell’Amicizia, premiato nel 2000 e 2002 dal Presidente della Repubblica, nel 2005 dalla Federazione Internazionale delle comunità Educative e nel 2008 dalla Commissione Europea con il Premio Carlo Magno per la Gioventù Europea. Ha ideato e coordinato l’Ecomuseo di Valle d’Itria, progetto riconosciuto nel 2012 con il Premio Nazionale “Eco and the City Giovanni Spadolini per l’Arte e la Cultura” e ha diretto dieci edizioni del “Festival Ecomuseale delle Arti – la Cultura a km.0”, prodotto in ville storiche e altri luoghi identitari delle periferie di Bari. Ha pubblicato “Il processo edilizio in Danimarca – la lunga strada verso la qualità urbana” e la guida “Bari…in tasca” per la conoscenza e la presa di coscienza dei valori storico-identitari presenti nell’intero territorio cittadino.
1 comment
Se Sparta piange, Atene non ride ! Passate un momento per Salerno e ne vedrete di belle…
Da dove vengono i milioni di € investiti nel cemento?… per palazzoni disabitati (siamo oltre i 10.000 vani !)
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