Dimenticate Laio, il padre di Edipo, che per essere ricordato dovette essere ucciso dal figlio. Dimenticate Agamennone il padre di Elettra, il cui presunto amore per il padre diede modo a Freud di costruire il tanto discusso complesso. E dimenticate pure tutti quei padre padrone, tanto per citare Gavino Ledda, che almeno fino agli anni ’70 facevano il bello ed il cattivo tempo in famiglia. E allora cosa festeggiamo il 19 marzo, in questa fatidica data che accomuna le figure genitoriali maschili al buon vecchio San Giuseppe artigiano, marito paziente e devoto di Maria, ma anche forse un po’ scolorito e poco significativo, giusto una statuina da mettere sul presepe?
Festeggiare il 19 marzo ci serve per ricordare il passato, perché quella figura tradizionale non scompaia nell’immaginario ma non sia più proponibile. E’ grazie all’emancipazione femminile, alla lotta per l’equiparazione di diritti e doveri, che nel ’68 accomunò donne e uomini consapevoli, che tutto è cambiato. Nessuno più, oggi, attribuisce al pater le caratteristiche del capo famiglia. La presa di coscienza delle donne, madri, sorelle, figlie, ha fatto sì che i nostri poveri uomini, padri, fratelli, figli, abbiano dovuto acquisire caratteristiche sempre più femminili. Il congedo parentale condiviso tra genitori e non più esclusiva delle donne. La voglia di esserci nella vita del nuovo nato, a partire dalla gestione delle piccole cose quotidiane, dimostra che anche gli uomini non vogliono più essere un San Giuseppe. Questo non significa perdita dei ruoli genitoriali ma sostanziale condivisione e intercambiabilità delle fatiche e delle gioie della famiglia. Merito delle donne che hanno combattuto per sé ma anche per i loro compagni, aprendo loro la strada di un graduale percorso di consapevolezza e responsabilità.
Forse sarebbe troppo regalare ai nostri uomini delle mimose, anche se il gesto a Sanremo è stato fatto? Proporrei di eliminare queste celebrazioni sollecitate ormai solo dal marketing e di approfittare della grande scopa che è stata la pandemia per un nuovo calendario laico, asessuato, agenitoriale e aspecifico. Le maschere e i ruoli che i generi hanno retto e interpretato da millenni sono ormai logori, si stanno sgretolando ed è sempre più vero che per fare un uomo ci vuole una donna.
Auguri, dunque, padri, che questa sia l’ultima volta che vi festeggiamo!