<<Alcuni studiosi tendono oggi a chiamare “cultura visuale” le raffigurazioni di arte rupestre preistorica, nella quale la rappresentazione di miti, cerimonie, riti e racconti furono riprodotti per mezzo di graffiti o pittogrammi, realizzati per essere tramandati da una generazione all’altra. Di questo fenomeno culturale venne investito anche il territorio trapanese, con opere mirabili, alcune delle quali sono note agli studiosi di tutto il mondo. Una di queste è certamente la grotta del Genovese di Levanzo, emersa dall’oscurità solo nel 1949, le cui incisioni e pitture dimostrano che dodicimila anni fa, durante la glaciazione Wurm, Favignana e Levanzo erano unite alla Sicilia. Francesco Torre, dagli anni ‘70 in poi, ha ampliato le esplorazioni ad un numero maggiore di cavità ed individuato alcuni siti con testimonianze di arte parietale di grandissimo interesse. Tra queste, nel 1984 la grotta dei Cavalli a San Vito lo Capo e successivamente le pitture nel riparo di Polifemo, alle pendici del monte Erice. Il libro, partendo dai dati che l’autore ha raccolto nel corso dei suoi studi, fornisce in realtà un quadro più ampio della storia e della cultura del territorio trapanese e del vicino arcipelago delle Egadi. (…) Prende forma così un’indagine che si potrebbe definire storico-antropologica, basata sulla consapevolezza che per comprendere lo spirito profondo di un luogo, non basta considerare le fonti antiche e i reperti archeologici, ma è necessario conoscere chi ci ha vissuto, chi ci vive e ne conserva la memoria.>>