Alla fine, quando vidi la Locandina della presentazione del libro di Piero Marrazzo a Nocera Inferiore, circa una settimana fa, istintivamente pensai di andarci. Certo era un evento letterario e culturale, certo ci andavo da giornalista, scrittrice ed organizzatrice di eventi culturali, ma c’era dell’altro sottopelle, sotto l’inconscio.
Perché per me il cognome Marrazzo non era soltanto la rimembranza della persona illustre che fu Joe Marrazzo, suo padre, faro del Giornalismo di inchiesta nostrano tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, ma era la personale ed intima riflessione di racconti familiari. Mio padre e suo fratello, mio zio Ugo, che erano amici di Joe, e poi il ricordo negli anni ’80, esattamente era l’88 o l’89, quando durante una cena di amici dei miei genitori sentii Ciccio Iovane, sempre in coppia con Joe, perché cameraman e fotografo, che disse ai miei “tua figlia è molto bella, perché non le facciamo un book fotografico e le facciamo iniziare la carriera di fotomodella?” Avevo intorno ai 16 anni e sentii distintamente la risposta dei miei: “no, deve studiare latino e greco!” E non dimenticherò mai che mi sorrisero, tutti.
Quelle poche battute sono rimaste incise per sempre nella mia formazione, come una stella polare, una bussola direzionò tutte le mie scelte di vita da quel momento in poi. Come un Eureka si accese nel mio inconscio cosa dovevo e volevo diventare. Ecco perché per me il nome di Marrazzo poi successivamente, proprio l’anno dello Scandalo Marrazzo, lo stesso in cui morì mia madre, mi si stamparono perennemente nella memoria. Quando ci trovammo ad affrontare una situazione simile con mio padre che fu sabotato da Sindaco, certo non con gli stessi metodi adoperati per Piero Marrazzo, che trovai già all’epoca squallidi e vergognosi (era il 2009) e dunque condividendone lo stato d’animo.
Ed è proprio lo stato d’animo che si respira nell’opera di Piero Marrazzo, STORIA SENZA EROI, che ho letto e recensito e che consiglio.
Ma oggi Piero, rispondendomi al telefono mentre era in viaggio, con una disponibilità tipica dei gentiluomini, com’era suo padre, mi dà conferma di quelle sensazioni maturate nel tempo.
“Marrazzo parla. Marrazzo lo cercano per intervistarlo! – esclama Piero al telefono – “È questo che mi ha stupito. Dopo tanti anni che mi tenevano nell’oblio, quando anche gli amici mi invitavano a riunioni, convegni, ma sempre in forma privata, come se ci fosse un Moloch inamovibile che nemmeno loro sapevano come affrontare, come gestire, da che parte cominciare.”
Possiamo dire che in fondo al concetto di gogna mediatica costruita a tavolino legata alla sessualità, alle scelte private, si può anche sostituire quello di una vergogna moralista che ha creato un mostro inesistente soltanto per offuscare l’operato del politico Piero Marrazzo, governatore di una regione di punta come il Lazio?
“Credo che oggi più che mai sia il momento giusto per dipanare questa matassa fatta di volgarità, di silenzio che non mi aspettavo. Mi hanno legato a morti sospette, mi hanno giudicato per la mia condotta familiare, ma non per il mio operato come amministratore di Regione, come Commissario dell’emergenza rifiuti in Lazio. La verità è che io non sono mai stato condannato per nessun reato amministrativo, per nessun illecito commesso nell’esercizio delle mie funzioni. Chi fu condannato furono proprio quei Carabinieri infedeli che mi ricattavano per le immagini della mia vita sessuale e privata. Ma chi c’era realmente dietro quella loro operazione di corruzione che metteva a rischio la loro carriera di funzionari dell’Arma dei Carabinieri che avevano giurato lealtà, onore, fedeltà fino all’estremo sacrificio?“
Intanto nel 2008 ricordiamoci che per cercare di riorganizzare la macchina amministrativa in Regione Lazio, hai dato avvio al noto “progetto trasparenza“, promosso dal governo dell’epoca, col quale sono stati messi a disposizione dei cittadini su Internet i dati di diverse strutture dirigenziali (retribuzioni, orari di lavoro, dati su promozioni e trasferimenti, incentivi di produttività). L’iniziativa ricevette l’approvazione del Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Furono chiamate tutte le Asl e le aziende ospedaliere a una verifica sui conti della sanità. Dai documenti contabili trasmessi dalle Aziende sanitarie, ospedaliere, dagli Irccs e dai Policlinici è emerso un debito di circa 10 miliardi accumulato negli anni precedenti. Fu un’operazione importante come quella in Commissione Rifiuti. Ma purtroppo come per tutte le vicende di personalità politiche in Italia che operano in maniera trasparente e lecita, bisognava giocare sporco, imbrattarne la reputazione, come si sa fare molto bene in Italia, e illegalmente fosti spiato nella tua intimità. Come nelle migliori “spaghetti comedy” l’alternativa al tuo ménage familiare che percorresti per divertimento (etero o trans/omosessuale che fosse, ma all’epoca quest’ultima realtà era ancora oggetto di molto scalpore) poteva essere l’unica clava da adoperare per spazzarti via.
“Quando vennero trovati morti Brenda, una delle due ragazze trans dentro lo scandalo, e Cafasso, coinvolto come mediatore nella vendita del video di spionaggio alle mie relazioni private, fui accusato banalmente di essere legato a quelle morti. Ma nessuno ha mai trovato uno straccio di prova in merito. Diversamente aveva più logica intuire che chi aveva ordinato quell’incastro contro di me aveva tutti i motivi di fare sparire testimoni scomodi. Ad ogni modo nel 2010 la Corte di cassazione dichiarò che io ero stato vittima di un complotto organizzato da Carabinieri infedeli e corrotti. La Suprema Corte ha escluso ogni addebito nei miei confronti, considerando la droga per solo uso personale e non ravvisando alcun illecito.”
Aggiungo che la Sentenza ha precisato che i Carabinieri infedeli avevano attuato un’accurata preparazione di quella scena, che prevedeva la presenza della droga ma anche della Tessera Personale di Marrazzo affinché non vi fossero dubbi sulla sua identità di politico.
“Tutto aveva lo scopo di intimidirmi, rendermi fragile e quindi ricattabile, oltre a dare in pasto alla Stampa dell’epoca uno scoop commerciabile proficuamente.”
Sei tornato dal tuo percorso interiore oltre che dal tuo viaggio alla ricerca delle tue origini italo-americane, ora sei cercato, il tuo libro sta avendo successo, ma tra l’altro hanno avuto un grande merito le tue figlie che hanno a tutti i costi difeso la tua e loro posizione di persone innocenti e che non avevano nulla di cui giustificarsi e scusarsi di nulla. Oggi ritieni che se fosse accaduto qualcosa di simile sarebbe stato considerato molto più irrilevante?
“Penso che di strada bisogna farne ancora tanta per rendere le mentalità più disinvolte e moderne. Certo oggi è molto diverso, si giudica di meno, anzi il giudizio ed il pregiudizio appaiono quanto mai retrogradi e fuori luogo, per fortuna, almeno quando si tratta di vita privata. Intanto l’ex ministro Sangiuliano ha dovuto dimettersi per uno scandalo privato. Ma in effetti Sangiuliano ha dovuto farlo anche per altri motivi, ma in realtà, come è accaduto a me e ad altri, prima che venga fatta chiarezza anche processualmente, appare evidente che anche in questo caso un fatto di vita privata ha predominato sul ruolo istituzionale e pubblico.”
Ad ogni modo il tuo cognome Marrazzo ha la risonanza positiva delle radici dell’Agro Nocerino Sarnese e della provincia di Salerno e di quel grande professionista del Giornalismo nostrano e vecchia maniera che fu tuo padre, Joe Marrazzo. È una rinascita da accadimenti che volevano relegarti in un esilio perenne. Oggi parti dalle fondamenta della tua leale trasparenza. Il piede nell’abisso e quello nella favola, come sosteneva Coelho, hanno ristrutturato una tua nuova stagione.
“Che voglio godermi come professionista del Giornalismo e come scrittore. Mi proposero la candidatura alle Europee, rifiutai perché la mia priorità per ritrovare la gente era ed è il mio libro. Una Storia senza Eroi, perché non ci sono eroi nella mia vicenda. Le uniche vere guerriere sono state le mie figlie. Delle vere eroine. Ed è a loro che dedico questa mia rinnovata stagione di cultura, di comunicazione, di Giornalismo, di letteratura, e a tutte quelle donne che non riescono a sottrarsi a certe dinamiche oppressive che, paradossalmente, ancora oggi sussistono, e a tutte le diversità che ancora non vengono accolte e accettate. Tutte realtà simili tra loro, simili alla mia vicenda, in cui il giudizio collettivo, il bullismo dei benpensanti può ingrigire i tuoi giorni, i tuoi affetti, la tua vita privata e professionale.”
Grazie Piero, perché solo per chi sa trarre forza dal grigiore del giudizio moralista e ipocrita altrui, può vivere e rivivere sempre nuove stagioni brillanti come diamanti grezzi.
Anna Di Vito. Free lance, conosciuta con lo pseudonimo di Ripley Free Giornalista, studi classici, comunicazione e cronaca di Inchiesta, scrittrice, addetta alla Comunicazione, esperta in giornalismo Investigativo. Autrice di opere di cronaca romanzata noir e thriller. Organizzatrice di eventi culturali. Attenta alle questioni sociali, alle minoranze, ai dimenticati delle istituzioni.