Le parole ci salveranno. Con questo incipit il nostro giornale avviò agli inizi di marzo, in pieno lockdown, una rubrica: Angololettura. Come antidoto contro la paura e l’accidia di quei giorni. Chiusa la Fase 1 apriamo la Fase 2. La settimana scorsa abbiamo inaugurato AngoloNapoli ed oggi la vostra redazione di Milano, che non poteva essere da meno, parte con AngoloMilano.
A Milano il cielo è bello quando è bello, diceva – se non andiamo errati – Manzoni. E le basta un raggio di sole, aggiungiamo noi, per cambiare colore. I suoi colori, la sua immagine, la sua percezione sono cambiati e stanno cambiando. Cercheremo di capire come, di cogliere le iniziative che la città metterà in campo per sopravvivere culturalmente.
Milano è un oggetto proteiforme, una città che non è prigioniera della propria storia. Ha nella fusione la sua caratteristica. E la sua identità cambia continuamente. La Milano del boom economico, tetra, inquinata e assediata da fabbriche e conflitti non è la Milano di Capanna o quella degli anni da bere. Più di recente, prima e dopo l’Expo, è cambiata di nuovo.
Ma mai, nella storia recente, era stata messa sul banco degli imputati per i suoi risultati come accaduto oggi con il Coronavirus. Mai eravamo stati accusati di indisciplina. Mai a chi adottava la città come propria (i Milanesi purosangue sono una leggenda come lo Yeti) era stato vietato l’accesso.
La Milano arcobaleno sembra ancora ricoverata nei reparti Covid della città. Vogliamo scoprire insieme a voi come guarirà, come evolverà, offrendovi un angolo visuale sulla nuova offerta culturale cittadina. Con un occhio sulle (piccole) compagnie, associazioni e cooperative del mondo dell’arte. Sulla città che prova a discostarsi da una narrativa ufficiale feroce senza lasciarsi andare al rancore. Insomma, Milano è a un bivio. Incattivirsi o provare a rilanciarsi. Questa battaglia, a suo modo persino epica, avrà un esito che determinerà la città per i prossimi dieci anni.
Intanto di pista ciclabile in pista ciclabile, di spazio verde riaperto in spazio verde riaperto l’anima più vitale prova a rialzare la testa. Quella produttiva ha riaperto il 90% dei negozi dello shopping, intanto. Ed entrambe si scontrano per il dominio concettuale della metropoli. È una sfida avvincente perché niente affatto scontata. La Scala sarà luogo di moda o di contestazione quando riaprirà? Le mostre avranno un’atmosfera rarefatta per pochi intenditori o ritorneranno punto di convergenza internazionale, magari diversamente pensato?
Il cuore della città scenderà sui navigli e coinvolgerà tutta la città, o la fioritura riguarderà solo la cerchia dei bastioni? Questi sviluppi si stanno manifestando in queste ore, in questi giorni. E segnano un punto di continuità che già da ora diventa predominante: Milano resta una città fluida. Che scappa dalle definizioni e non cessa mai di crescere. Ed anche questa sua imprevedibilità, alla fine, ha la calda accoglienza di una storia che si rinnova anche nei momenti di rottura più dirompenti.