Già precedentemente si è sottolineato come la popolazione dell’impero zarista fosse caratterizzata per il 90% da contadini, facendo chiaramente dedurre che il paese non avesse ancora vissuto una piena industrializzazione. I limiti dell’arretratezza dell’impero erano sorti chiaramente e tragicamente con la disfatta nella guerra di Crimea (1853-1855) e fu da questa presa di coscienza che Alessandro II inaugurò un periodo di riforme.
Come è stato analizzato però, le riforme dello zar riguardarono essenzialmente l’aspetto sociale, cruciale per la modernizzazione del paese ma non sufficiente per un’innovazione tecnologica ed industriale. È solo alla fine del XIX secolo che la Russia inizia timidamente la sua industrializzazione, entrando a far parte dei “late comers” ossia quei paesi (tra cui l’Italia) che parteciparono alla terza industrializzazione in Occidente.
Alessandro III guidò il paese verso la modernizzazione attraverso l’introduzione di tassazioni indirette oltre alle già esistenti dirette, esportando grandi quantitativi di grano ed importando beni di consumo per i ceti medi e la nobiltà, ma soprattutto stringendo un’alleanza con la Francia. L’accordo franco-russo legava il settore politico e quello economico; Parigi forniva a Mosca massicci investimenti per lo sviluppo industriale dell’impero, ottenendo in cambio le materie prime assenti sul territorio francese. Inoltre, le due si alleavano in funzione antitedesca, costituendo i due stati al confine con la Germania e temendo entrambe una sua possibile espansione.
Come si è già sottolineato, infatti, in quegli anni era nato il Secondo Reich sotto la guida della Prussia. L’unificazione della Germania avvenne in tre tappe coincidenti con tre guerre: 1864 sottratti territori ai ducati danesi, nel 1866 guerra austro-prussiana e nel 1870 guerra franco-prussiana. Quest’ultima non provocò solo la disfatta della dinastia napoleonica e l’insediamento della Terza Repubblica francese, ma anche e soprattutto la perdita dell’integrità territoriale della Francia, che perse i territori di Alsazia e Lorena integrati nel neo-stato tedesco.
Al contrario del predecessore, Alessandro III non perseguì il progressismo sociale inaugurato dal padre e al contrario lo contrastò, segnato dalla traumatica vicenda della morte di Alessandro II. Le disposizioni dello zar, che segnarono il periodo delle controriforme, introdussero nuovi gradi di direttive per la sicurezza dello stato, con possibilità di differente applicazione da regione a regione: tutela rafforzata, tutela eccezionale e legge marziale. La libertà delle università venne fortemente limitata, includendo un informatore della polizia a presiedere le lezioni, e le giurie popolari abrogate.
A differenza degli altri stati occidentali, che per la maggior parte avevano una Costituzione e vedevano un attivismo popolare sempre più ampio, la popolazione dell’impero zarista vide stringersi ancor più la morsa repressiva.
In quegli anni però stavano emergendo i primi movimenti politici organizzati in forma di partito e, con il perseguimento di una politica repressiva e fortemente autocratica del figlio di Alessandro, Nicola II, diedero vita alle rivoluzioni del 1905, lottando per l’ampliamento dei diritti dei cittadini e per l’ottenimento di una rappresentanza popolare.