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Alain Delon, la bellezza tormentata e distruttiva di un vero divo

"Invecchiare fa schifo... odio questa epoca..."

by Piera De Prosperis
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Lo abbiamo tutte amato, tutti invidiato il bello per eccellenza Alain Delon. La bellezza non plastificata, anabolizzata degli attori di oggi ma la bellezza tormentata e distruttiva di un vero divo. Non poteva essere più vicino al personaggio di Tomasi di Lampedusa il Tancredi/Delon del Gattopardo di Visconti. Gli occhi di ghiaccio che facevano innamorare la bella Angelica nascondevano la volontà di emergere, prendere tutto quello che sentiva come suo in un mondo ormai fatto a pezzi dall’arrivo dei Piemontesi. Anche Delon nella vita reale si era preso tutto: successo di pubblico e critica, donne affascinanti, dive e non, denaro investito e sprecato nel gioco d’azzardo. Insomma, ha vissuto una vita spericolata. Non aveva però fatto i conti con la vecchiaia. Che triste fine! Depresso e solo, quasi che solo lui fosse intoccabile dalla vecchia signora che tutto fa scomparire.

“Invecchiare fa schifo. Non puoi farci niente, l’età si fa sentire. Non riconosci la faccia, perdi la vista… Per questo ho chiesto a mio figlio Anthony di organizzare la mia eutanasia per quando sarò pronto… Ma soprattutto, odio questa epoca, la rigetto. Tutto è falso, tutto è distorto, non c’è rispetto, niente più parole d’onore. Conta solo il denaro. Lascerò questo mondo senza rimpianti…”.

Ovviamente un fondo di verità esiste, ma come dicevano i vecchi antichi nella loro saggezza popolare Ogne scarpa cu’ tiempo addiventa scarpone. Ma anche lo scarpone ha la sua utilità. Non sarà elegante, sarà sformato, sdrucito, forse macchiato, ma se bisogna uscire all’aperto in un giorno di pioggia meglio non consumare le scarpe buone.

E’ terribile e triste non saper accettare il tempo che passa. Forse Delon avrebbe preferito che il suo mito rimanesse inalterato e cristallizzato nel tempo come quello dei divi morti giovani alla stregua di James Dean o Montgomery Clift, icone belle e dannate. Ma la vita gli aveva riservato altro, ben altro. Forse sperava che la bellezza rimanesse intatta. Anche la dea Eos, l’Aurora, chiese a Zeus di rendere immortale Titone di cui si era innamorata, dimenticando di chiedere al padre degli dèi l’eterna giovinezza. Titone così precipitava in una rovinosa vecchiaia, al punto che la dea lo rinchiuse, lasciandolo ai suoi incomprensibili balbettii o secondo un’altra versione del mito lo mise in un cesto di vimini e lo trasformò in una cicala.

Eppure, anche da vecchio Delon aveva il suo fascino. Come tutti coloro che hanno vissuto esperienze uniche e gratificanti a contatto con personaggi che forse mai avrebbe pensato di poter conoscere nella sua tormentata giovinezza. Vivere di ricordi? Perché no? Vivere mettendo a frutto la propria esperienza, frequentando giovani attori, crescendo giovani leve mettendo a disposizione il proprio bagaglio di esperienze? Una scelta possibile e saggia, anche se questo avrebbe significato il mettersi in disparte, il brillare di una luce diversa che, forse il divo neanche ad 88 anni avrebbe voluto. Peccato averlo visto declinare in una rabbiosa vecchiaia, abbandonato dagli dèi che pure tanto lo avevano amato.