Nella storia del cinema esistono due tipi di registi. Quelli che l’hanno alimentata con singole opere, magari rimaste nell’immaginario collettivo, e quelli che hanno incarnato la storia stessa della settima arte. Tra questi ultimi, pochissimi, eletti rientra certamente Sergio Leone.
In occasione del novantesimo anniversario della sua nascita, è stata allestita, presso il museo dell’Ara Pacis a Roma, una mostra dal titolo: C’era una volta Sergio Leone. Inaugurata lo scorso 17 dicembre, la mostra è un autentico viaggio nella vita del regista italiano. Tra infanzia, inizio di carriera e successi. Addirittura partendo dai genitori, Vincenzo Leone e Bice Waleran, rispettivamente regista ed attrice del cinema muto.
La carriera del grande regista romano è ben documentata. Ogni stanza rappresenta una tappa importante del ‘John Ford’ italiano. Istantanee, immagini di repertorio, backstage inediti provenienti dalle sue pellicole. Vere chicche per gli appassionati, non solo di Leone ma del cinema in generale. Come la famosa comparsata in ‘Ladri di Biciclette’ nel lontano 1948.
Dal modellino de ‘Il Colosso di Rodi’, al costume iconico di Clint Eastwood nella trilogia del dollaro. Dalle pistole di scena, ai copioni conservati in teche. Senza dimenticare i monitor che ripropongono alcuni dei passaggi più iconici dei suoi film. Con relative, indimenticabili, colonne sonore. Non poteva, infatti, mancare Ennio Morricone. In una piccola sala è persino conservato il pianoforte che veniva suonato direttamente dal compositore.
In una stanza si ascoltano alcune battute originali. Quando la musica finisce cerca di sparare. Cerca. – Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto. – Al cuore Ramon, al cuore. E tante altre.
L’ultima tappa del viaggio leoniano è dedicata alle dichiarazioni dei registi che si sono in qualche modo ispirati, anche lontanamente, al grande Maestro. Quentin Tarantino, Bernardo Bertolucci e John Landis, tanto per citarne qualcuno. Ma anche lo scrittore Stephen King.
Una mostra piena di fascino e di nostalgia, dalla quale non si vorrebbe mai uscire. Altri cinque minuti. Un percorso della memoria e nella memoria del cinema. Un cinema che Sergio Leone portò ben oltre i confini nazionali e che, in un certo senso, è andato perduto. Perché, forse, nessuno in Italia è stato in grado di raccoglierne l’eredità.