In queste settimane si parla molto del Centro Direzionale di Napoli. Lo si fa, sostanzialmente, in relazione al progetto di trasformazione dell’HUB trasportistico di Piazza Garibaldi ed ai connessi interventi di sviluppo immobiliare, ivi compresa la nuova sede unica della Regione proposta da De Luca. Ci è parso quindi interessante pubblicare il seguente estratto dalla prefazione scritta (più di vent’anni fa) dal compianto avvocato Giovanni Cioffi, all’epoca Presidente del Ge.Se.Ce.Di. – Gestione Servizi Centro Direzionale, al libro “al Centro” (1999, Editoriale Vivere).
Il Cdn – contrariamente all’opinione comune – interviene sul paesaggio napoletano non solo come soggetto passivo (perché si inserisce nel panorama) ma anche come soggetto attivo: esso offre dei punti di vista assolutamente inediti sulla città. Non è solo il centro storico che guarda il Centro Direzionale, ma il Centro Direzionale che guarda da punti di vista che prima non esistevano il cuore della città di Napoli, e permette di scoprirne prospettive impensabili, se non in volo. Col tempo, accadrà non solo che alcuni paesaggi napoletani incorporino le linee dei grattacieli al loro interno, ma anche che le storiche vedute napoletane verranno affiancate o rivisitate dagli affacci dei grattacieli. Quest’ultima è un’esperienza da provare. Quanto alla vecchia Napoli che guarda la nuova, non vi è nulla di meglio che l’affaccio di Sant’Elmo, dal quale si scopre che il Cdn, spesso criticato per mancanza di orientamento prospettico (perché non in asse con la veduta del Vesuvio), è invece posizionato al termine della lunga linea di Spaccanapoli che dall’alto appare destinata a raggiungerlo, e che essa stessa quasi si trasforma da trincea della storia a direttrice di futuro sviluppo. Simbologia. Ma non lascia il tempo che trova, se è vero che tanto ha fatto discutere la problematica dell’inserimento della simbologia architettonica moderna nel tessuto urbanistico della nostra antichissima città.
Quando si dice che il Cdn, o perlomeno questa sua metà realizzata, è completo, non bisogna fraintendere: è invece in pieno corso il completamento dell’integrazione tra vecchio e nuovo, il processo della scoperta e riscoperta della città, fucina delle idee e dei grandi progetti dell’avvenire.
Scoperta è anche quanto sforzo architettonico abbia accompagnato la scelta urbanistica; quanta vita quotidiana si svolge tra i grandi viali pedonali, fatta di abiti scuri, di jeans giovanili, di biciclette (ma non motorini né altro) e di piccole folle che passeggiano e si spostano a piedi con naturalezza da un ufficio all’altro. Vita fatta di palloni abusivi, di baci rubati in panchina, di incontri d’affari nel Foro e di tutte quelle cose che esistono ovunque… anzi esistono solo dove l’ambiente urbano lascia spazio all’uomo bipede. Non è una grande poesia, e comunque non avrebbe un degno autore: ma è la qualità della vita reale, che vince su tutti i dibattiti.
Certo, si desidererebbe un auditorium, un teatro, un cinema, un centro congressi, un centro di socializzazione purchessia. La speranza è che la revisione del progetto per la parte di completamento non dia solo infrastrutture verdi e sportive, ma anche centri di animazione e di vita non solo diurna. Questa è una delle principali richieste per il completamento del Cdn (…) Vi è poi quella che il dosaggio tra le volumetrie da realizzarsi e le nuove infrastrutture, soprattutto le aree verdi, la collocazione e la struttura di queste ultime, siano tali da consentirne nel tempo una serena fruizione e una gestione economicamente sostenibile. Il verde, nella sua apparente naturalezza, non richiede certo meno protezione e manutenzione di altre infrastrutture. L’equilibrio fra il costruito e l’infrastruttura deve essere quindi sia funzionale che di distribuzione sul territorio, ed infine (ma forse è la priorità) equilibrio tra le risorse ricavabili dall’edificazione e costi della gestione del complesso.
Infine, non è concepibile che il futuro completamento si presenti con una tipologia urbanistica che non tenga adeguato conto di quella già esistente oggi. Se si può riconoscere senza fatica che non sono più proponibili le dimensioni delle infrastrutture attuali, con i loro costi di costruzione e di gestione, è pur vero che andrà disegnato un modulo connettivo tra l’esistente e ciò che verrà realizzato, ed un linguaggio se non unificante almeno capace di far colloquiare i due momenti urbanistici (…)
Se proviamo a guardare al Cdn come un immenso palcoscenico, scorgiamo subito i due attori principali: l’uomo e il grattacielo. L’automobile felicemente latita, naturalmente se non ci immergiamo nei sottopassi ingestiti, come del resto è vero per tutta la viabilità napoletana. Ma c’è un terzo grande protagonista, che di recente ha fatto una sua silenziosa ma determinante comparsa: il treno (…)
Già, i binari. Sono anche quelli della stazione ferroviaria che avvolgono l’area del Cdn a sud e all’estremità orientale, bloccandone il rapporto diretto con gran parte della zona orientale di Napoli. Ma anche qui il futuro riserva sorprese positive: l’arretramento della stazione ferroviaria centrale in relazione al completamento dell’Alta Velocità; la riorganizzazione urbanistica della degradata area orientale tutta, prevista nella variante di piano regolatore. Il treno è dunque il protagonista che più inciderà sul futuro, portando decine di migliaia di persone al Centro e portando il Centro sia nel cuore della città sia nel cuore di quella zona orientale, di cui costituisce il naturale “cervello” di servizi, di affari, di decisionalità (…)