Nel pieno della crisi finanziaria che ha sconvolto le economie “globalizzate”, Giorgio Agamben ci ricorda che “ciò che si chiama ‘crisi’ non è che il modo normale in cui funziona il capitalismo del nostro tempo”.
«Per capire che cosa significa la parola “futuro”, bisogna prima capire che cosa significa un’altra parola, che non siamo più abituati a usare se non nella sfera religiosa: la parola “fede”. Senza fede o fiducia, non è possibile futuro, c’è futuro solo se possiamo sperare o credere in qualcosa. Già, ma che cos’ è la fede? David Flüsser, un grande studioso di scienza delle religioni, stava appunto lavorando sulla parola “pistis”, che è il termine greco che Gesù e gli apostoli usavano per “fede”. Quel giorno si trovava per caso in una piazza di Atene e a un certo punto, alzando gli occhi, vide scritto a caratteri cubitali davanti a sé “Trapeza tes pisteos”. Stupefatto per la coincidenza, guardò meglio e dopo pochi secondi si rese conto di trovarsi semplicemente davanti a una banca: “trapeza tes pisteos” significa in greco “banco di credito”. Ecco qual era il senso della parola “pistis”: “pistis”, ” fede” è semplicemente il credito di cui godiamo presso Dio e di cui la parola di Dio gode presso di noi, dal momento che le crediamo (…).
Ma la nostra, si sa, è un’epoca di scarsa fede o, come diceva Nicola Chiaromonte, di malafede, cioè di fede mantenuta a forza e senza convinzione. Quindi un’epoca senza futuro e senza speranze – o di futuri vuoti e di false speranze. Ma, in quest’ epoca troppo vecchia per credere veramente in qualcosa e troppo furba per essere veramente disperata, che ne è del nostro credito, che ne è del nostro futuro? Perché, a ben guardare, c’ è ancora una sfera che gira tutta intorno al perno del credito, una sfera in cui è andata a finire tutta la nostra pistis, tutta la nostra fede. Questa sfera è il denaro e la banca – la “trapeza tes pisteos” – è il suo tempio. Il denaro non è che un credito e su molte banconote c’è ancora scritto che la banca centrale promette di garantire in qualche modo quel credito. La cosiddetta “crisi” che stiamo attraversando – ma ciò che si chiama “crisi”, questo è ormai chiaro, non è che il modo normale in cui funziona il capitalismo del nostro tempo – è cominciata con una serie sconsiderata di operazioni sul credito, su crediti che venivano scontati e rivenduti decine di volte prima di poter essere realizzati. Ciò significa, in altre parole, che il capitalismo finanziario – e le banche che ne sono l’organo principale – funziona giocando sul credito – cioè sulla fede – degli uomini.»
Giorgio Agamben, Se la feroce religione del denaro divora il futuro (La Repubblica, 16 febbraio 2012).