E’ morta Mary Quant. Ma perché, era ancora viva? Ce lo saremo chiesti in molti dato che il nome della stilista inglese è associato ad un periodo ben definito della storia del secolo breve, ormai molto lontano. I favolosi anni ’60. Fu allora che questa giovane intraprendente aprì una boutique sulla Kings Road a Londra con il nome di Bazaar, che diventerà un brand di successo in tutta Europa e non solo. Inventò la minigonna, simbolo di una liberazione del costume e di conseguenza delle abitudini di vita delle giovani donne di allora. La fece indossare alla modella Leslie Hornby, soprannominata Twiggy, creando l’immagine della donna grissino che sola, forse, poteva permettersi un capo d’abbigliamento che magari su altre corporature sarebbe risultato troppo appariscente. L’obiettivo era quello di distruggere l’immagine stereotipata della donna formosa e materna. Ma molte di noi, pur condividendo i presupposti ideologici che quella gonna rappresentava, non ce la potevamo permettere e non solo per problemi di peso. Era vietato in famiglia, saremmo state additate come ribelli, prive di buongusto. Quindi, l’orlo non più in su del ginocchio. Ma come avremmo desiderato essere come quella inglesina, grissino con gonna all’inguine, con tutto quello che di altro suggeriva.
Il merito della Quant è stato, attraverso un capo di abbigliamento, di codificare l’immagine di una donna indipendente e ribelle, un riferimento culturale anche per chi quel capo non lo indossava. Ci sarebbe da capire se fu la stilista ad inventare il capo o se le richieste delle donne del tempo spinsero a creare la minigonna. La stessa Mary Quant diceva: “È stata la strada ad inventare la minigonna”.
Negli anni ’70 la minigonna divenne nuovamente oggetto di critica, ma questa volta da parte proprio del movimento femminista. Passò infatti da simbolo di libertà ed emancipazione ad essere considerato un capo legato ancora all’idea della “donna oggetto”.
Nel 2015 è stata istituita una vera e propria giornata mondiale della minigonna, che ricorre il 6 giugno. A volerla Rachid Ben Othman, presidente della Lega in difesa della Laicità e della Libertà, e l’attivista femminista Najet Bayoudh. In segno di protesta contro un atto discriminatorio nei confronti di una studentessa algerina, alla quale era stato impedito di sostenere un esame per la sua gonna ritenuta troppo corta.
E’ incredibile che ci sia bisogno di una giornata mondiale per difendere la libertà di vestire delle donne. Ma le rivoluzioni passano anche attraverso il modo di essere sulla scena del mondo e chi sta al potere lo sa. Basti pensare a quanto accade in Iran, dove il simbolo della ribellione alla dittatura teocratica è la lotta delle donne e degli uomini di quella terra contro l’imposizione del velo.
Insomma, dei suoi 93 anni di vita la Quant può essere contenta. Rivoluzione e moda tenute insieme da una donna dalla frangetta squadrata e dal sorriso intelligente. Le saremo sempre grate.