Ci ha lasciato Eugenio Borgna, psichiatra, filosofo e poeta della mente umana, è stato anche un protagonista della cultura italiana. La sua figura è avvolta da un’aura di delicatezza e profondità, ineguagliabile nel panorama della psichiatria contemporanea. Con le sue opere, Borgna ci ha insegnato che la cura non è solo un processo clinico, ma un incontro di anime, un balletto di silenzi, di parole, di intuizioni profonde.
Per Borgna, il paziente non era mai ridotto alla sola diagnosi, a un’etichetta clinica. Era una persona, con il suo carico di sofferenze, fragilità, sogni infranti e speranze inespresse. Nella sua visione, la psichiatria era una materia umanistica, capace di contenere il mistero dell’altro senza mai cercare di possederlo. “La fragilità,” diceva, “non è un limite da nascondere, ma una chiave per comprendere il mondo.”
Ed è stata la fragilità il fulcro del suo pensiero. Egli la vedeva non come un difetto da correggere, ma come una porta verso la profondità dell’esistere. Accoglierla significava accettare la vulnerabilità che ci accomuna come esseri umani. È attraverso questa consapevolezza che ha tracciato il sentiero di una psichiatria che non giudica, ma ascolta, che non impone, ma accompagna.
Uno dei concetti più rivoluzionari del suo pensiero è quello dell’ascolto radicale. Per lui ascoltare non significava solo udire le parole, quanto immergersi nella loro risonanza emotiva, nel loro silenzio sottostante. Ascoltare è un atto di amore, un’apertura totale verso l’altro. Nei suoi scritti, spesso evocava immagini poetiche, paragonando l’ascolto a un ponte gettato sull’abisso della solitudine.
La sua pratica era profondamente influenzata dalla fenomenologia, in particolare dal pensiero di Edmund Husserl e Ludwig Binswanger. Borgna ci invita a mettere tra parentesi i pregiudizi e a entrare nel mondo dell’altro con uno sguardo fresco, privo di schemi rigidi. È in questo spazio che può avvenire la vera guarigione: non la soppressione del sintomo, ma il riconoscimento della sofferenza e la sua trasformazione.
Leggendo le sue opere, come La solitudine dell’anima o Le emozioni ferite, si percepisce una rara capacità di intrecciare rigore scientifico e sensibilità poetica. Borgna non scriveva solo per chi opera in campo psichiatrico; scriveva per chiunque abbia voglia di comprendere la bellezza e la complessità dell’animo umano.
Eugenio Borgna ha attraversato le stanze della sofferenza psichica come si attraversa un giardino al tramonto: con lentezza, rispetto e una consapevolezza. È stato, una guida per chi crede che l’umanità sia il primo strumento della cura. Ha dato voce a un approccio che mette al centro l’essere umano nella sua interezza, nei suoi tormenti e nei suoi bagliori di speranza. Il suo messaggio risuona oggi più che mai: ascoltare, amare, accogliere la vulnerabilità, sono atti rivoluzionari in un mondo che privilegia forza ed efficienza.
Nel ricordo di Borgna, rimane viva l’idea che la psichiatria, come la vita stessa, è un atto di compassione, un incontro irripetibile tra due esistenze. E in questo incontro, c’è la possibilità di scoprire non solo l’altro, ma anche noi stessi.