La scelta dei sottosegretari, su cui ora si appassioneranno in tanti, è una questione di nessun interesse per i cittadini.
I sottosegretari, nella migliore delle ipotesi, sono dal punto di vista operativo dei collaboratori dei ministri e dei tutori dei loro partiti presso gli stessi ministri. In realtà, tranne le ovvie e rare eccezioni, essi servono solo a tacitare i malumori interni ai partiti e ad aiutarli a trovare gli equilibri interni. Che so, le donne del Pd sono imbufalite perché nessuna di esse è stata nominata ministro? Bene, il Pd indicherà per sottosegretari solo donne. La componente ‘piazzaiola’ del M5S è scontenta? E diamole qualche sottosegretario. E così via. Al cittadino comune di tutto questo non può fregar de meno. ‘De hac miserrima consideratione melius silere quam loqui’, avrebbe detto il santo Patriarca di Norcia. Sorvoliamo dunque.
Più interessante, dal punto di vista dei cittadini invece interessati ad uscire dalla crisi e dell’osservatore disinteressato, è capire quali compiti dovrà assolvere il nuovo governo. Il contrasto alla pandemia e il tamponamento della crisi sociale per quanto riguarda le emergenze immediate. In prospettiva la definizione dell’impiego e della governance dei fondi del Recovery fund. Fermiamoci su quest’ultimo obiettivo.
Si è detto tante volte dei famosi 211 miliardi in arrivo dall’Unione Europea. Poche volte si è precisato però che essi non sono un atto dovuto da parte della U.E. 211 miliardi sono la cifra massima alla quale può aspirare il nostro Paese, a condizione però che rispetti determinate regole. Vediamo quali.
Innanzitutto il Governo dovrà predisporre entro aprile, ai sensi delle Linee Guida della Commissione Europea e del Regolamento in via di approvazione in questi giorni a Bruxelles, un piano che rifletta ‘uno sforzo sostanziale di riforma ed investimento’ e che tenga conto altresì delle ‘raccomandazioni specifiche’ già inoltrate all’Italia. Non le citiamo nel merito per non appesantire il pezzo. Sono peraltro facilmente rinvenibili sulla rete.
Quindi, la Commissione avrà due mesi di tempo per approvare in toto il piano dal Governo italiano, per approvarlo in parte ovvero con osservazioni, oppure per respingerlo in toto.
Poi sarà il Consiglio Europeo a dover approvare lo stesso piano. Attenzione, nel Consiglio europeo hanno un peso rilevante i Paesi cosiddetti frugali, cioè quelli che diffidano dell’Italia e non solo dell’Italia. L’Italia dovrà, con il suo piano, vincere le loro resistenze.
Calendario alla mano dunque, fino a luglio non ci arriverà un euro. L’unica cosa che potrà succedere di qui a luglio sarà di perdere miliardi e miliardi di euro, quindi di perdere la speranza, se il piano sarà inadeguato. Sarebbe un danno enorme per i cittadini, già provati duramente dalla pandemia.
Sul piano non si può sbagliare. La prima bozza – redatta e consegnata in ritardo dal Governo Conte alla C.E. per l’esame preliminare – non rispondeva appieno alle direttive comunitarie. Rischiavamo seriamente di perdere questa straordinaria occasione.
Tra gli aspetti che dovranno essere chiariti, oltre agli obiettivi puntuali, ci sono: la definizione della governance degli interventi, specificando gli organi responsabili della loro realizzazione; le modalità di coordinamento delle diverse autorità coinvolte; e la garanzia di impegnare tutti i fondi ricevuti entro il 2023, di cui il 70 per cento già entro il 2022. Inoltre bisognerà dare garanzie certe che gli interventi saranno conclusi entro il 2026. L’effettiva erogazione delle risorse sarà infine subordinata al soddisfacente conseguimento di obiettivi intermedi e finali.
In breve il Governo non solo deve redigere un piano plausibile e coerente con le direttive comunitarie entro due mesi, ma deve anche fornire garanzie effettive sull’impiego dei fondi e sui tempi di realizzazione degli interventi.
C’è qualcuno che può onestamente pensare che il fu Governo Conte, minoritario nel Paese, traballante nel Parlamento, incompetente in buona parte dei suoi componenti, sarebbe stato in grado di fornire tali garanzie? Ecco perché ora abbiamo un governo presieduto da Draghi e forte di una maggioranza non scalfibile dalle bizze di una o più schegge impazzite.