“Se il presente vede il ritorno sotto i riflettori del discorso sulla tutela dei beni comuni, non è un caso. Nel momento di una nuova grande mortificazione della gestione dei beni pubblici, emerge l’interesse a riaprire e dare soluzione definitiva e concreta ad una questione mai risolta: il vuoto di tutela per ciò che è di tutti.”
Queste le parole di Alberto Lucarelli, ordinario di diritto costituzionale alla Federico II e più volte assessore al Comune di Napoli, che riassumono perfettamente lo spirito del convegno “RISCATTIAMO I BENI COMUNI” svoltosi l’altro ieri al circolo ILVA di Bagnoli.
Si tratta del primo evento organizzato dall’associazione #RiscattoComune, fondata dagli studenti Nicholas Ferrante e Francesco Miragliuolo.
Il loro è un obiettivo semplice quanto complesso. Promuovere la tutela dei beni pubblici attraverso iniziative che realizzino sempre più uno “stato sociale”, ormai quasi dimenticato nella dilagante ottica predatoria delle amministrazioni pubbliche che, pur di risolvere i problemi di bilancio, dimenticano l’importanza della preservazione del patrimonio naturale e artistico per le generazioni future.
Fine specifico del convegno quello di rendere nota alla cittadinanza la proposta di una nuova legge di iniziativa popolare che recuperi il testo del disegno di legge del 2007, della Commissione Rodotà, in materia di tutela differenziata dei beni pubblici “speciali”. Ossia i beni pubblici sociali, i beni di appartenenza pubblica necessaria, ma soprattutto i cosiddetti “beni comuni”.
Il disegno di legge, elaborato con il fine di creare uno strumento reattivo contro il selvaggio procedimento di privatizzazione in atto al tempo, è ingiustamente caduto nel dimenticatoio parlamentare. Da qui la ripartenza di un processo di riappropriazione, da parte della cittadinanza, della gestione dei beni comuni. Beni che dovrebbero essere, prima che strumento di monetizzazione, mezzo per la realizzazione dei diritti fondamentali che la Costituzione accorda all’individuo.
La discussione è stata aperta dal consigliere comunale di Napoli Mario Coppeto, che ha sottolineato la necessità di dare impulso alla discussione tra i cittadini sui beni comuni perché possano capire fino in fondo cosa siano e quanto sia rilevante la ricaduta sociale della loro tutela.
“Sono beni comuni – ha precisato Lucarelli nel suo intervento – le risorse naturali e i beni artistico-culturali … Si vuole creare un regime di inalienabilità, inusucapibilità ed inespropriabilità a fronte di un processo sempre più forte di sdemanializzazione per risolvere problemi di bilancio. In realtà la categoria dei beni comuni è già diritto … basta pensare … all’ABC – Acqua Bene Comune … piuttosto che alla pronuncia della Corte di Cassazione a sezioni unite che ha risolto un contenzioso facendo riferimento alla categoria dei beni comuni. Perché la necessità quindi di una legge nazionale? Per il fatto che le esperienze locali sono importanti fino a che non cambia l’amministrazione e tutto viene meno”.
Renato Briganti, docente di diritto pubblico alla Federico II, ha ricordato che lo Stato siamo noi comunità. “La funzione originaria dei beni comuni è soddisfare le esigenze della collettività. Nel momento in cui lo Stato si disfa di tali beni o non ne consente un utilizzo pieno, impedisce al cittadino di realizzare i suoi diritti … i beni come le risorse idriche o i siti archeologici sono beni che abbiamo il dovere di tutelare in via ultra generazionale e ultra nazionale, perché sono parte del patrimonio dell’umanità, nel tempo e nello spazio ”
Infine, Osvaldo Cammarota, consigliere alla X municipalità, ha richiamato l’attenzione su come il deficit di coesione istituzionale, economica e sociale condizioni negativamente il riconoscimento dei beni comuni, portando ad esempio proprio la situazione dell’area che ha ospitato l’evento.
“Bagnoli è un groviglio inestricabile di conflitti tra i vari livelli istituzionali … non c’è più coesione economica perché al posto della … grande fabbrica si ha oggi una miriade di attività formali e informali con concessioni talvolta anche discutibili. La coesione sociale è zero. Oltre al circolo ILVA … non c’è nessuno. Si sta perdendo la consapevolezza del peso e del ruolo che la comunità ha nell’apportare i cambiamenti.”
Insomma, la vicenda della mancata approvazione della legge in questione da parte del Parlamento è il simbolo di quanto i cittadini siano stati esautorati, anche alla luce del referendum del 2011 contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. E’ possibile sostenere l’iniziativa proprio recandosi al Circolo ILVA di Bagnoli.
La comunità riguarda il comune sentire, un legame che porta a realizzare obiettivi comuni, ed è sempre utile ricordare ai politici che esistono in quanto rappresentanti dei cittadini e al servizio della comunità.