Il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Il direttore e il presidente dell’ISPRA Alessandro Bratti e Stefano Laporta. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani. La vicepresidente nazionale di Confindustria Maria Cristina Piovesana. Il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro. Questi i partecipanti all’incontro tenutosi online lo scorso 17 marzo sulla pianificazione ambientale che sarà contenuta nel PNRR da sottoporre all’Europa.
A quanto pare Cingolani non si preoccupa tanto della fase progettuale quanto di quella realizzativa. Al punto di auspicare una transizione burocratica e la ridefinizione delle competenze. “In Italia riusciamo a fare il 10% di quello che promettiamo ogni anno, se questo dovesse capitare con il PNRR l’esito sarebbe catastrofico”. Troppa attenzione ai controlli e troppo poco tracciamento dei risultati, insomma. “Vorrei dare al Ministero una struttura tecnica e internazionale”.
Pronta la risposta di Bratti (“Ispra ha le competenze tecnico-scientifiche per poter rispondere alla sfida”) e di Laporta (“Siamo pronti… È necessario implementare il confronto tra gli enti e le amministrazioni pubbliche, superando lo steccato delle reciproche competenze”).
Sulla stessa linea Ciafani che però aggiunge: “dobbiamo fare in modo che alle migliaia di nuovi cantieri non si accompagni anche una stagione di contestazioni sul territorio”.
“L’ipertrofia legislativa e la complessità burocratica” sono al centro dei timori della Piovesana, per la quale “alla base degli interventi normativi deve però esserci un clima di fiducia”.
Dal canto suo Brusaferro ha sottolineato lo sforzo in atto per rafforzare “al massimo la sinergia tra salute e ambiente”.
Questa in estrema sintesi la sostanza della discussione. Altrettanto sinteticamente avanziamo qualche considerazione.
Preoccuparsi della concreta capacità realizzativa dei progetti è cosa buona e giusta, ma prima di tutto vengono i progetti. Altrimenti si rischia di essere efficientissimi nell’esecuzione di interventi magari inadeguati. Procediamo per step, il primo è quello di fare un buon piano. Anche perché questo Governo non avrà il tempo di ottenere la transizione burocratica. Appare poi singolare che sia proprio la burocrazia ad offrirsi come rimedio a se stessa. Della serie: cambiare tutto perché nulla cambi.
Singolare, poi, il riferimento degli ambientalisti al rischio di contestazioni sul territorio. Sembra quasi un avvertimento. Corretto l’auspicio di un clima di fiducia. Sacrosanto l’obiettivo della sinergia salute/ambiente, un traguardo che allo stato non appare vicinissimo.
Speriamo bene che si aprano davvero migliaia di cantieri.