Ci si è messo pure il Massimo Osanna – ormai lontano da Pompei e praticamente già assiso a Roma sullo scranno più alto dei Musei Italiani, nella (non) segreta speranza di seguire la grande parabola di Giuseppe Fiorelli, quasi suo conterraneo d’origine – rilasciando una dichiarazione alla stampa, che più improvvida non poteva essere.
La dichiarazione è infatti questa: “il dr Gabriel Zurchtriegel assicurerà una gestione del sito in piena continuità con quanto fatto da me in questi ultimi anni per il Grande progetto Pompei”. Come si vede bene, la dichiarazione è spontanea e in linea con la sua ben nota modestia autoreferenziale.
E c’è già chi lo chiama Gabriele Osanchtriegel, questo trentanovenne di belle speranze – “tetesco” di nascita e “taliano” per scelta – ora Pompeiano per imperio Franceschiniano, su proposta una e trina del neoministro draghiano Marta Cartabia, quest’ultima già di suo Presidente Emerito della Corte Costituzionale.
Franceschini si è limitato a dire di avere fatto una scelta legittima di propria competenza e che “Pompei è un esempio per l’Europa in questo momento”.
Noi ci limitiamo a chiosare che, se è così, povera Europa, alla quale si esibisce come un grande momento di managerialità la riapertura di un vecchio Antiquarium che risulta il riassunto mal riuscito di un Museo, una sorta di Bignami dell’Archeologia pompeiana. Meglio che niente, per carità! Ma seicento metri lordi non sono l’atteso Museo pompeiano.
Il lettore che avesse letto, bontà sua, i nostri due o tre precedenti articoli sulla nomina del nuovo Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, potrebbe oggi testimoniare che noi l’avevamo detto, anzi scritto a chiare lettere. Era atteso questo finale lieto del feuilleton pompeiano “de noantri”, intendendo dire in questo caso – non dispregiativamente – circoscritto ai soliti noti, mandanti e destinatari di incarichi prestigiosi.
Con la sua raffica di mitraglietta italiota, fatta di parole e basta, Osanna ha risposto alla bordata doppia, sparata a palle incatenate dal duo Irene Bragantini e Stefano De Caro che ha colpito la fortezza pompeiana, che sembrava inscalfibile fino a ieri.
Perché? si domanderà il Lettore… Ebbene, i bucanieri sono due, la metà dei componenti della quaterna del quartetto del Consiglio Scientifico del Parco Archeologico di Pompei. Brigantini e De Caro hanno inviato il proprio comunicato, scritto a quattro mani, al Direttore Osanna e al Ministro Franceschini. In esso i due si esprimono più o meno testualmente così: “con decisione irrevocabile ed effetto immediato abbiamo deciso di dare le dimissioni” dopo avere “collaborato con piacere con la Sua Direzione ma, con vivo disappunto, riteniamo non sussistano le condizioni minime per collaborare con il suo successore”.
Noi istintivamente tifiamo per i dimissionari, in un Paese in cui non si dimette più nessuno. Ma lo facciamo anche perché conosciamo bene la qualità dei due dimissionari. Irene Bragantini è una docente universitaria famosa a livello internazionale per la sua competenza sulla pittura romana e Stefano De Caro è, direi, quasi troppo noto nell’Archeologia per essere da noi lodato. A noi – che abbiamo lavorato al suo fianco – piace definirlo semplicemente: “il più pompeiano dei grandi pompeianisti” contemporanei.
All’ “enfant prodige” Zurchtriegel invece non possiamo riconoscere grande e specifica esperienza, anche se è stato Direttore a Paestum. Pompei è realtà molto più complessa che non va solo rappresentata ai media, ma guidata. E qui ci fermiamo. Chi vivrà, vedrà.