Mancano ormai soltanto un paio di mesi alla nomina e al successivo insediamento del nuovo direttore generale del Parco archeologico di Pompei che sostituirà Massimo Osanna, il quale si collocherà ai vertici ministeriali romani come Direttore generale dei Direttori dei Musei Italiani.
Questa la premessa. Passando all’attualità della cronaca, aggiungiamo che non ci è dato di sapere – a noi di Gente e Territorio, come a tutti – chi saranno i Ministri nel nuovo governo prossimo a venire, a guida Mario Draghi. Sappiamo soltanto per ora che un tale governo è auspicato dalla maggioranza degli Italiani e che per esso si profila la partecipazione di tutti, o quasi, i partiti presenti nel Parlamento italiano.
Persino il “truce” leghista ha dato la disponibilità della lega a collaborare e soltanto la Meloni, con i suoi Fratelli d’Italia, non è salita sul caravanserraglio dei trapezisti acrobatici di questa terza, o quarta, Repubblica, i quali con i partiti del governo uscente si apprestano a dare il proprio consenso al “Governo di tregua”.
A questo punto però, visto l’affollamento ai banchi del prossimo governo, non possiamo sapere se il Ministero per i Beni Culturali e il Turismo sarà ancora affidato a Dario Franceschini.
Non sappiamo inoltre nemmeno se il Ministero per i Beni Culturali e per il Turismo sarà spacchettato nuovamente tra i due settori, Beni Culturali e Turismo, ricostituiti in due dicasteri distinti e autonomi, come era normalmente pacificamente previsto.
E, a naso, possiamo immaginare che Dario Franceschini potrà trovare qualche oggettiva difficoltà a conservali entrambi, se entrerà nella squadra di governo, considerato che il turismo e i beni culturali sono stati devastati dagli effetti del Covid-19, con conseguente crollo di presenze e incassi.
Cosa certa è che il Turismo e i Beni culturali saranno due fondamentali settori strategici per i fondi europei del Recovery plan. E sappiamo anche che un bottino di titoli di stato europei per oltre duecento e rotti miliardi di euro è in arrivo per l’Italia, a garanzia delle spese “a debito” che faremo. Anzi che farà il governo del Drago dell’economia europea Mario Draghi. Un fuoriclasse riconosciuto tale, in tutto il mondo, tant’è che dal giorno del suo incarico, per ora soltanto nominale, la borsa sale e lo spread scende.
Questa la seconda premessa, ma dobbiamo farne un’altra ancora. L’ultima.
Noi non sappiamo infatti nemmeno se la ex Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia farà parte del Governo Draghi, ma sappiamo bene che essa è la presidente della Commissione valutatrice dei titoli di coloro che aspirano alla carica di nuovo Direttore generale del Parco archeologico di Pompei.
Come si sa, i primi dieci aspiranti sono stati già selezionati, tra i quarantaquattro che hanno fatto domanda. Da questi dieci tre saranno sottoposti, come da previsione normativa, alla scelta del Ministro competente per i Beni Culturali. E la scelta del Ministro è autonoma e insindacabile. Punto. Ma chi sarà il Ministro?
A questo punto dell’articolo il lettore di questo giornale avrà capito bene dove volesse parare l’umile cronista, ovviamente in un’ottica “pompeicentrica”.
Si tenga presente comunque il fatto che Pompei, con Capri e Sorrento, hanno fatto da traino al turismo campano da ben oltre un secolo, cioè da quando – già nella seconda metà dell’Ottocento – i turisti cominciarono ad essere organizzati in “gruppi viaggianti”. Con tutte le conseguenze, positive e negative, del caso. A Pompei come dappertutto.
A Pompei per il 2020 si pensava di veleggiare verso i quattro milioni di presenze. E lo si faceva senza lo straccio di un museo, stante la chiusura dell’Antiquarium, da circa mezzo secolo. Intanto le presenze dei visitatori degli scavi pompeiani sono salite da circa un milione scarso del 1976 – data della chiusura al pubblico dell’Antiquarium – a circa tre milioni e mezzo al 2019. Non male… senza l’Antiquarium appena inaugurato, che copre una superficie lorda di circa seicento metri quadrati. Idonea appena per un piccolo Antiquarium di provincia.
In più, quelle presenze erano e sono frutto di un turismo “mordi e fuggi” che alla lunga non fa bene nemmeno a Pompei Scavi, dove si concentrano le visite in poche ore, in mattinate infernali, specialmente nei mesi caldi. Né, in questi anni di pandemie annunciate, si potranno immaginare per il futuro le resse e le file che si verificavano prima del Covid-19. E’ il momento quindi di pensare in grande per un Museo Pompeiano collocato al difuori dell’area demaniale, nella Città nuova, la quale sembra invece tagliata fuori dalle iniziative previste per la Buffer Zone Unesco. Un Museo Pompeiano comprensoriale che del comprensorio vesuviano sia l’attrattore per la trasformazione del Turismo mordi e fuggi in turismo consapevole e stanziale.