“Quando osservavo i colori della natura mi sembrava che predominassero il giallo e il rosso. Ma più prestavo attenzione a ciò che mi circondava più mi rendevo conto che il viola è ovunque. Non lo notiamo subito perché si nasconde facilmente. Ma è sempre stato lì. La stessa cosa accade con la violenza sulle donne: tu pensi che non esista perché si verifica nel privato domestico, lontano dagli occhi. Ma è sempre stata lì: ed ecco che compare il colore viola” (A. Walker, Il colore viola, 1982).
Nella simbologia dei colori che ha caratterizzato la cerimonia dell’insediamento di Biden alla Casa Bianca, il colore viola è stato dominante, in tutte le sue sfumature. E’ stato un omaggio alla condizione delle donne nere d’America, che hanno dovuto subire, nella loro storia, violenze, abusi e sopraffazioni di ogni genere come è descritto nel romanzo della Walker da cui l’omonimo film di Spielberg. Ma il viola è anche frutto della commistione del rosso e del blu, i colori dei partiti repubblicano e democratico, presenti nella Stars and Stripes, dove il rosso simboleggia il coraggio, il blu la lealtà. Il richiamo all’unità, al bisogno di superare i conflitti interni è stato un messaggio unanime e volutamente evidenziato nella simbologia. Per la vicepresidente Harris, in completo viola, è stato anche un omaggio al colore delle suffragette per le quali Il viola è il colore della lealtà, della costanza allo scopo, della lealtà incredibile ad una causa. Ma anche un rimando a Shirley Chisholm, la prima donna di origini afroamericane eletta al Congresso e prima candidata nera alla presidenza nel 72 che pronunciò il suo discorso con un abito dalle sfumature viola e che indossava sempre un filo di perle bon ton, richiamato dalla collana indossata dalla vicepresidente Harris.
Nel trionfo di colori, indossati con graziosa leggerezza dalle tante donne presenti nell’amministrazione Biden, quello che più ha commosso per il valore che incarna è stato il giallo dell’abito della giovane poetessa, Amanda Gorman.
La gioia di vivere, l’entusiasmo di chi inizia una nuova ed esaltante avventura, potente come è il dover ricostruire ma forse costruire ex novo il proprio paese, è stato tutto concentrato in quel colore.
I gioielli che la Gorman ha indossato sul palco sono un omaggio alle poetesse nere che l’hanno preceduta, Maya Angelou (che lesse i suoi versi all’insediamento di Bill Clinton nel 1993) che ha intitolato la sua autobiografia “I Know Why The Caged Birds Sing” (So perché gli uccellini in gabbia cantano) ed Elizabeth Alexander (invitata all’insediamento di Barack Obama nel 2009). Quindi passato, presente e futuro che si concentrano in un nodo indissolubile nel sorriso di questa giovane donna che, al netto del giudizio sul suo talento letterario, ben rappresenta il mito dell’America. Chi è poeta può esserlo a 22 anni, può non aver bisogno di raccomandazioni o spintarelle, può farsi strada con le sue forze: è questa l’America che ha incarnato tutto il nostro immaginario pre-trumpiano.
La sua poesia “The Hill We Climb” (Il colle che scaliamo) è un lungo testo con sfumature rap in cui invita gli americani a fare fronte comune contro le difficoltà, ad uscire dal momento più buio della democrazia americana, a lottare per la pace e la fratellanza. Certo un purista della poesia classicista inorridirebbe analizzando questo testo che ha la cadenza ritmica dello slam (uno stile enunciativo che ricorda un flusso di coscienza) tra echi del musical Hamilton. Ma tutto scompare di fronte alla voce di una magra ragazzina nera cresciuta da una madre single.
Non marceremo all’indietro per ritrovare quel che è stato, ma ci muoveremo verso ciò che sarà:
Un Paese ferito ma integro, caritatevole ma coraggioso, fiero e libero.
Non cambieremo rotta né saremo interrotti da alcuna intimidazione, perché sappiamo che la nostra immobilità, la nostra inerzia andrà in lascito alla prossima generazione.
I vecchi paludati sono serviti, il giallo del sole, dell’estate, della pienezza della natura è sulle spalle forti di questa giovane donna. L’America e il mondo intero le danno fiducia.