La neo assessora alla sanità della Regione Lombardia, Letizia Moratti, ha scritto una lettera al super commissario all’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri. Oggetto: i criteri per la ripartizione dei vaccini fra le regioni. Quelli proposti dalla Moratti sarebbero Pil, mobilità, densità abitativa e diffusione del virus (fonte ANSA). Ma quali sono quelli attualmente utilizzati e che si vorrebbero integrare?
Il “Piano Strategico – Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19” prevede una prima fase vaccinale riservata agli operatori sanitari e sociosanitari, RSA e persone di età avanzata. Il Piano stima (arrotondando) 1.4 milioni di operatori sanitari, 600mila fra ospiti e addetti alle RSA, 4.4 milioni di over 80, 13.4 milioni fra i 60 e i 79 anni, 7.4 milioni di persone con “comorbidità cronica”. Va da sé che le dosi vengano distribuite proporzionalmente sul territorio. Successivamente si passerà agli “appartenenti ai servizi essenziali”. Anzitutto insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità, etc. Anche in questo caso i vaccini andranno dove effettivamente si trovano queste persone.
Sembra tutto abbastanza lineare e scontato. Si individuano le categorie “prioritarie” e si vanno a vaccinare là dove si trovano. Allora cosa vuole la Moratti? Evidentemente deve riferirsi alla fase ulteriore, quella nella quale sarà vaccinato il resto della popolazione. Chiede, in buona sostanza, che la distribuzione dei vaccini non avvenga in modo uniforme proporzionalmente al numero di abitanti ma in base ai criteri che ha proposto.
Proviamo a guardarli più da vicino. Densità abitativa. Quindi prima di tutto a Napoli, la cui provincia ha la densità più alta d’Europa. Diffusione del virus. In numeri assoluti o in rapporto alla popolazione? E su base comunale, provinciale o regionale? Perché fa una bella differenza e il virus non ha tanta dimestichezza con i confini amministrativi. Mobilità. Con l’estero? All’interno delle regioni o fra comuni? Pil. Eccoci arrivati al sodo. Qui c’è poco da arzigogolare come stiamo facendo noi. Questo criterio premia certamente la Lombardia.
L’idea sarebbe, per quanto è dato di capire, quella di mettere in sicurezza prima di tutto la macchina produttiva del Paese. Perché, così facendo, ne beneficerebbe sul piano economico l’Italia intera. Facciamo pure finta che i benefici economici di Milano ricadrebbero automaticamente a Reggio Calabria. Non è vero, ma facciamo finta. Ma con questo criterio si dovrebbero vaccinare prima gli occupati rispetto ai disoccupati? Prima quelli che lavorano nelle grandi imprese? Prima quelli con il reddito più alto? Prima la Moratti?
Non ci fate rimpiangere Gallera, per favore.