Due sono i segni definitivi di questa elezione: Fox News, da sempre Repubblicana, che taglia il discorso di Trump in cui si denunciano i brogli, e la festa di Biden nominato presidente eletto quando ancora pendono i ricorsi e non tutti gli stati sono stati assegnati o ricontati. Sono il segno di un’epoca che viene chiusa a forza, in maniera bipartisan e senza grossi rimpianti. Fin qui un’analisi che potreste leggere ovunque, andiamo a vedere alcuni dati meno banali.
Chi ha vinto?
Biden vince, rispondono tutti. E Biden sarà anche dopo i ricorsi, a parere di chi scrive. Ma attenzione, che vuol dire Biden? Questo è il punto cardine. Biden non è il Partito Democratico. Non lo incarna per etnia, provenienza geografica, età e religione. Non lo incarna come narrativa ed è il Nadir di cuoi Alexandria Ocasio Cortez è lo Zenit. È un vecchio democratico da cinquant’anni nel mondo della politica, ininterrottamente senatore del Delaware. Joe è l’uomo pragmatico che può affrontare qualsiasi emergenza, anche il Coronavirus. Fine. Gli è bastato questo per vincere le due componenti principali dell’elettorato avversario: anziani bianchi e donne benestanti dei sobborghi bene. Allo stesso tempo garantiva una rottura netta con gli aspetti a loro meno graditi di Trump (galateo istituzionale inesistente, povertà concettuale e sottovalutazione grave della pandemia) e una diga agli entusiasmi della sinistra (no, non sarà un presidente rivoluzionario). Era, quindi, il candidato giusto al posto giusto.
Chi ha perso?
Il populismo di Trump. Che possiamo chiamare per amor di nomenclatura sovranismo. Ha perso l’idea del leader onnipotente, fortissimo e centrale. Ha perso l’uomo solo al comando. Ha perso, in definitiva, il machismo. Trump non so se si arrenderà mai, sta già pensando alla vendetta, contro il suo partito che lo ha platealmente tradito, contro i democratici, contro i fantasmi e le ombre della luna. Se sarà un Amleto o un Re Lear lo sapremo entro Natale. Di fatto, la sua scommessa è fallita.
A perdere, però, non è stato il solo. Il partito Democratico, da 35 voti di maggioranza al Congresso, passerà a 5/6 voti. Il Senato è possibile che venga tenuto dai Repubblicani (lo sapremo il 5 gennaio). Questi numeri segnalano che non c’è stata alcuna onda blu, il popolo ha paura di Bernie Sanders e dei suoi alleati. La stessa Georgia, che per la prima volta in mezzo secolo passai ai Dem, vota anche una Repubblicana che crede che il mondo sia governato da una setta di massoni e satanisti che ammazza bambini per estrarre l’adenocromo nel retrobottega di una pizzeria. Immaginatevi come venisse percepita l’alternativa.
Cosa cambia?
I Repubblicani (o forse solo Trump?) pare veleggino verso il 40% di consenso tra i latinos. Mai prima d’ora la percentuale era stata così alta. E anche nella comunità nera il sostegno sembra salire. Forse anche perché sono persone che per vivere devono lavorare e non possono permettersi di avere paura del virus. Inoltre, è il sospetto di molti, anche in chiave anti Ocasio Cortez e Sanders. Soprattutto Venezuelani e Cubani.
Questo in prospettiva si può leggere come una navigazione inversa a quella degli anni ‘70, quando il sud divenne saldamente repubblicano. Ma si può anche leggere come un voto alla persona di Trump, non al partito. Vedremo nel 2022 con le Mid Term, ma di certo c’è un cambiamento in arrivo non ignorabile: il Partito Repubblicano dovrà ristrutturarsi. Quattro anni di Trump, che rischia di andarsene sbattendo la porta, potrebbero lasciare cicatrici profonde nel mondo conservatore. Spetterà a Mitch McConnel, che nessuno può accusare di sabotaggio, provare a tenere uniti i cocci. Tra due anni valuteremo la tenuta del partito, tra quattro la capacità di riscatto.
Riassunto.
In definitiva, vince Biden, ma perde il partito Democratico. Perde Trump ed è costretto a rilasciare il Partito Repubblicano che ha tenuto in ostaggio per quattro anni. Il mondo torna quello di prima, più o meno. Gli USA ricompaiono sulla scena con la politica che hanno portato avanti per trent’anni.