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Quale governance per il MOSE a Venezia

by Giulio Espero
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MOSE di Venezia

Come molti sanno, nei mesi di luglio ed agosto si è svolta una importante fase di collaudo del funzionamento delle settantotto paratoie mobili che compongono il sistema Mose a protezione della laguna di Venezia. La protezione dell’abitato veneziano avviene attraverso la chiusura delle tre bocche di porto. Lido nord e Lido sud, complessivamente 41 paratoie. Chioggia 18. La bocca di Malamocco 19. Così “tappate”, dovrebbero impedire all’acqua alta di sommergere, nei casi più gravi con 130 cm di acqua, i piani bassi dei palazzi ma soprattutto Piazza San Marco.

Non si hanno notizie ufficiali sull’esito di tali collaudi, ma c’è un cauto ottimismo in giro nonostante qualche problema tecnico ed è probabile che tra un annetto il sistema possa entrare in funzione.

Di tale avviso deve essere la Venezia Port Community che raggruppa i principali operatori dello scalo marittimo nonché numerose associazioni imprenditoriali che, ricorderete, il 13 febbraio scorso si era già resa promotrice del “Manifesto per Venezia” organizzando una manifestazione che aveva spinto alla mobilitazione tutti i lavoratori del porto. Culminata in un imponente corteo di barche nel Canale della Giudecca sino al terminal passeggeri.

Secondo Port Community, il porto di Venezia rappresenta una realtà con 22.000 lavoratori e 6,6 miliardi di fatturato diretto. Base strategica per l’import e l’export di uno dei più importanti poli industriali del Paese, considerando che attraverso lo scalo di Venezia viene servita l’economia di tre regioni che rappresentano oltre il 40 % del PIL nazionale. Qualche numero giusto per inquadrare meglio la portata dell’argomento che trattiamo.

Dicevamo che l’entrata in esercizio del Mose appare prossima e non più un semplice slogan elettorale, facendo sorgere qualche legittimo interrogativo agli operatori portuali sulle effettive modalità di gestione del meccanismo. Il 31 agosto scorso la Venezia Port Community ha emanato un comunicato stampa dal chiaro titolo “Il futuro del porto di Venezia è legato a un MOSE che garantisca l’accesso permanente delle navi”.

La questione che viene posta riguarda evidentemente l’operatività effettiva del porto durante i fenomeni di acqua alta che dovrà, pare di capire, essere gestita (art. 95 del Decreto Agosto) dall’Autorità della Laguna, un nuovo soggetto che teoricamente concentrerà in sé stesso una serie di funzioni strategiche oltre a quella della gestione e manutenzione del MOSE.

La community portuale veneziana ricorda come “…la salvaguardia della laguna, obiettivo primario del MOSE, riguarda tutti gli aspetti della laguna stessa. È una salvaguardia unitaria della città dalle acque alte, ambientale, sociale ma anche economica a partire dalle attività portuali e dalla pesca; altrimenti si sarebbe potuto optare per soluzioni tecniche diverse, più semplici e decisamente meno costose”. Di qui l’auspicio che la nuova Autorità provveda anche a “…salvaguardare le attività portuali e garantire il cosiddetto ‘accesso permanente’ nonché garantire in maniera unitaria l’attività di pianificazione morfologica e di manutenzione di tutti i canali della laguna, evitando gli inaccettabili stalli dovuti alla frammentazione e sovrapposizione di competenze…”

Il senso del comunicato appare chiaro: la gestione delle chiusure del MOSE dovrà avvenire attraverso una cabina di regia che includa tutti i livelli di governo e che tenga, appunto, conto delle esigenze legate alle attività economiche. E quindi escludere che la chiusura del MOSE e la intrinseca garanzia di accesso permanente al porto e alla laguna sia di competenza solo statale o guidata da sole necessità di protezione fisica dalle alte maree.

Completamento delle opere accessorie, manutenzione ordinaria garantita, condivisione delle scelte gestionali, salvaguardia del territorio non solo in senso fisico e paesaggistico ma anche dal punto di vista dell’economia e dell’occupazione.

Semplicemente la governance!