L’industria alimentare rappresenta l’attività più ricorrente e aggregante dell’economia di tutta la provincia di Salerno. Il motivo per cui il settore agro alimentare è predominante è riconducibile alla morfologia e ai caratteri del territorio e l’attività di trasformazione dei prodotti tipici dell’agricoltura, e del pomodoro nello specifico, caratterizza la produzione industriale dell’agro nocerino. Un giovane imprenditore del settore conserviero, Gerardo Salzano responsabile marketing di Pomilia S.p.A., ha condiviso il suo punto di vista in merito a diversi aspetti.
Come procede l’attività produttiva in periodo di emergenza?
La lavorazione è iniziata in leggero anticipo rispetto al periodo solito di inizio trasformazione a causa della chiusura dovuta al Covd-19. La filiera è iniziata con la produzione del pomodorino il 22 luglio ed è terminata a fine luglio. I primi di agosto abbiamo iniziato a lavorare la polpa di pomodoro (tondo) per poi proseguire con il pelato (lungo). Nonostante le difficoltà di quest’anno, continueremo a lavorare per la soddisfazione di tutti i nostri clienti, riuscendo a completare la produzione.
Il pomodoro è un prodotto stagionale, di conseguenza anche l’attività aziendale è stagionale. Come evitate il rischio di poter produrre solo in estate?
Differenziando. Abbiamo una linea di sughi, ma nel tempo abbiamo ampliato la nostra produzione aggiungendo altri prodotti: legumi ed olio, per esempio. Gli strumenti che utilizziamo per la lavorazione di quest’altra tipologia di prodotti sono totalmente differenti e ci permettono di coprire un’altra nicchia di mercato, pur non rappresentando il nostro core business.
Per ampliare la produzione occorrono investimenti. Perché un giovane imprenditore dovrebbe continuare ad investire nell’agro?
Mi ritengo un uomo fortunato, perché ho potuto ereditare l’attività avviata circa 50 anni fa da mio nonno. Io rappresento la terza generazione per cui ho potuto apprendere molto, e continuo a farlo, da chi mi affianca e da chi mi ha preceduto. Ho tanti progetti ma il mercato odierno mi spinge a fare una scrematura tra quelli realizzabili e quelli da mettere da parte. Noi giovani dobbiamo avere fiducia nel nostro territorio e continuare ad investire in loco, affinché si possa generare valore umano e materiale. Ora dobbiamo sfruttare al meglio i fondi stanziati dall’unione europea.
Come ritieni possono essere sfruttati?
Per un’azienda come la nostra occorre innovazione e investimenti mirati, soprattutto per quanto riguarda i macchinari che devono essere costantemente aggiornati.
Voi siete presenti non solo sul mercato nazionale ma anche su quello estero. Quando e come è nata la sfida dell’esportazione di un prodotto locale?
Vent’anni fa con i nostri primi clienti, giapponesi. Abbiamo capito che il nostro Made in Italy poteva crescere. Abbiamo ampliato i nostri canali di vendita in Italia del 70% e del 30 % all’estero. Esportiamo in Giappone, Canada e da qualche anno anche in America, dove la vendita del prodotto cresce anno dopo anno. Guardiamo con interesse anche a nuove prospettive di vendita nei Paesi Bassi, dove ci sono grandi opportunità. Al momento non abbiamo ancora avuto modo di approcciare nuovi clienti olandesi, ma speriamo di poter iniziare presto anche lì.
Parliamo di progetti eco-sostenibili.
Occorre una politica costruttiva al riguardo. Stiamo pensando di ridurre l’uso della latta ed investire in ricerca per individuare un materiale diverso, meno inquinante ma che abbia la stessa efficienza, o anche maggiore, nella conservazione del pomodoro. Deve essere un materiale che non incida sul prezzo finale di vendita, così che il cambiamento non venga minimamente percepito dal cliente finale.