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Riorganizzazione TPL Campania. Tre errori da evitare

by Pietro Spirito
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L’Autore è Presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale.

Nella discussione che meritoriamente “Gente e Territorio” ha avviato sui profili possibili di riorganizzazione del trasporto pubblico locale su scala regionale in Campania, vorrei aggiungere un punto di vista che deriva da una esperienza personale che ho vissuto nello stesso settore a Roma e nel Lazio. Ho tratto alcuni convincimenti che si sono radicati, soprattutto sugli errori che vanno evitati.

Il primo errore riguarda la sovrapposizione ed il mancato rispetto della diversità dei ruoli che l’amministrazione pubblica svolge nei riguardi del soggetto erogatore del servizio di trasporto: le tre funzioni di committente, controllore ed azionista esprimono esigenze differenti. Il committente è interessato a minimizzare il costo dei servizi, o a massimizzare il volume delle prestazioni a parità di corrispettivi; il controllore è focalizzato a verificare il rispetto di quanto previsto dal contratto di servizio rispetto agli standard di qualità; l’azionista è interessato al risultato economico-finanziario del soggetto di cui porta la responsabilità. Articolare questi ruoli, e rendere espliciti gli obiettivi differenti che ne derivano, rende maggiormente trasparente il rapporto tra le aziende e l’amministrazione pubblica.

Il secondo errore riguarda la mancanza degli impegni della pubblica amministrazione relativamente al piano degli investimenti, che potrebbero essere definiti in un secondo strumento, sperimentato nel caso del Gruppo FSI: il contratto di programma. Questa assenza ha determinato in molti casi un ritardo grave nei programmi di rinnovo delle flotte, che poi si traduce in maggiori costi manutentivi e maggiori fermi, con conseguente riduzione del volume di offerta alla clientela.

Il terzo errore riguarda la eventuale realizzazione di una “fusione a freddo” tra aziende, senza prima individuare, misurare e programmare le economie di scala ed i recuperi di produttività che possono essere concretamente realizzati. Su questi due elementi si gioca la partita dell’interesse a razionalizzare il numero dei soggetti aziendali che concorrono alla formazione dell’offerta di trasporto pubblico locale. In assenza di una attenta pianificazione dei processi di incorporazione aziendale, si rischia non solo di perdere opportunità per migliorare l’efficienza, ma al contrario di generare inefficienza, come è accaduto nel caso del trasporto pubblico romano.

Sarebbe utile, piuttosto, avviare inizialmente percorsi di riorganizzazione produttiva delle linee e degli orari tra le diverse aziende esistenti su scala regionale, per offrire intanto alla clientela una piattaforma di offerta maggiormente integrata. Proprio questa fase consentirebbe di costruire progressivamente un piano industriale coerente con i possibili percorsi di efficienza, considerati a partire dalla qualità e dalla razionalità del servizio offerto alla clientela: a quel punto l’avvio di un percorso di fusione si determinerebbe sulla base di un cruscotto chiaro di interventi finalizzati a migliorare da un lato il servizio alla clientela e dall’altro la produttività totale dei fattori.