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Insurgencia. Uniti per l’ambiente e la salute

by Flavio Cioffi
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insurgencia eleonora de maio

Le recenti polemiche sui centri sociali napoletani mi hanno riportato agli anni ’70, quelli nei quali mi sono formato, e mi hanno fatto nascere la curiosità di comprendere meglio un fenomeno che non avevo mai (colpevolmente!?) approfondito. Eleonora De Majo, assessora alla cultura e al turismo del Comune di Napoli, è un’esponente storica di Insurgencia.

Che cos’è veramente un centro sociale?

I centri sociali nascono qualche decina di anni fa come laboratori politici e rapidamente diventano luoghi di aggregazione di esperimenti culturali. Dai centri sociali napoletani sono nate le più importanti esperienze underground della città, alcune affermatesi anche nel panorama internazionale. Penso ai 99 Posse, agli Almamegretta e a tanti altri. Negli ultimi anni hanno preso una ulteriore strada, diventando spazi aperti al quartiere in cui sorgono, laboratori di mutuo soccorso per contrastare la carenza di servizi pubblici cominciata con la crisi del 2008. Nascono quindi gli ambulatori popolari, i doposcuola per i bambini, le mense popolari, insomma una rete a supporto ai più deboli. Questo ha comportato un legame molto forte con il territorio e con le sue fasce subalterne.

Definisci fascia subalterna.

Sono le persone che hanno più difficoltà ad usufruire dei diritti di cittadinanza in generale. Stavo infatti per citare anche le scuole di italiano per migranti che rappresentano un servizio fondamentale per i ragazzi che arrivano nella nostra città. Spesso il gap linguistico diventa anche un gap di cittadinanza. Quando organizzi un servizio dedicato ai migranti, una scuola, e gli permetti di frequentare il centro sociale la sera, questo diventa un luogo di aggregazione anche per loro.

I centri sociali sono comunisti?

Sicuramente sono tutti di provenienza comunista o anarchica, ma per ognuno di essi esiste una diversa lettura del marxismo. La stragrande maggioranza dei centri sociali italiani, sorti tra gli anni ’80 e ’90, prende le mosse dall’eredità dell’Autonomia Operaia. Ma è difficile fare un ragionamento che valga per tutti in maniera omogenea.

Quindi anche anarchici?

Si.

No global?

Forse lo sono tutti nella misura in cui col no global si è inteso, alla fine degli anni ’90, opporsi ad un modello di sviluppo che aggrediva in maniera radicale i diritti delle persone e metteva il profitto davanti alle vite, la libera circolazione delle merci davanti alla libera circolazione degli esseri umani. Quello è un modello che sicuramente criticano in maniera omogenea tutti i centri sociali.

Oggi quanto contano e cosa fanno?

Contano molto nei territori nei quali hanno costruito la loro storia e le proprie esperienze di mobilitazione e di militanza. In alcuni casi hanno avuto un rapporto molto stretto con i movimenti ambientalisti e contro le grandi opere, in altri si sono legati alle lotte dei braccianti oppure alle rivendicazioni dei lavoratori precari. La verità è che non sono mai rimasti nelle loro quattro mura ma si sono sempre intrecciati con i movimenti metropolitani e con le vertenze del territorio.

Insurgencia che tipo di centro sociale è?

E’ un collettivo che conta decine di attivisti e centinaia di persone che si riconoscono nella sua storia. Una storia iniziata 15 anni fa dall’occupazione di ragazzi molto giovani. E’ particolarmente radicato nell’area Nord di Napoli, grazie alla lotta contro la discarica di Chiaiano. Abbiamo partecipato a tutti i grandi movimenti che hanno attraversato la città: quello studentesco, quello ambientalista che forse è il più importante, i movimenti contro l’austerity. Negli anni abbiamo incontrato decine di migliaia di persone.

Siete mai stati vicini ai 5Stelle?

No, mai. Il M5S ha tradito subito le istanze dei Comitati. Platealmente con l’accordo di governo con la Lega, ma non si sono mai fatti veramente interpreti delle istanze dell’ambientalismo.

Esiste una rete, un coordinamento fra i centri sociali?

Non esiste una rete formale ma esiste un’affinità che ci porta di fatto a mobilitarci insieme sulle questioni importanti e poi c’è un costante dibattito pubblico in città.

“Autonomia napoletana”. E’ stata in qualche modo realizzata?

Su alcune cose importanti credo di si. Nel senso che ci sono state scelte politiche radicali che hanno cambiato il volto della città. Penso alla Romeo Gestioni, all’Acqua Bene Comune, all’internalizzazione del patrimonio immobiliare, al rifiuto delle privatizzazioni delle Aziende partecipate. Insomma, scelte in netta controtendenza rispetto al contesto nel quale ci siamo mossi in questi anni.

Ma come può un movimento di questo genere legare con un Sindaco PM?

Di Luigi va detto che ha sempre avuto un profilo molto eterodosso all’interno della magistratura. Così come tutte le sue principali inchieste non hanno riguardato i “subalterni”, di cui ci dicevamo all’inizio, ma la malapolitica, la corruzione e il malaffare e questo lo rende una figura molto diversa rispetto alla magistratura con cui i Movimenti hanno momenti anche di scontro.

Parliamo del tuo lavoro come assessore alla cultura.

C’è una nota di contesto che va considerata: io mi trovo a fare l’assessore davvero e sul serio da adesso. Anche se durante il lockdown sono comunque riuscita a mettere in piedi un palinsesto in streaming molto ricco e a gestire un Maggio dei Monumenti molto democratico e molto aperto. Il mio approccio alla cultura è infatti quello del maggior coinvolgimento possibile anche sulle decisioni dell’assessorato. Ma oggi sono venute meno le risorse economiche provenienti dalla tassa di soggiorno legata al turismo e questo impedisce una vera programmazione. E’ un problema che ho denunciato in tutte le sedi. Ora stiamo aspettando le pur modeste misure del Decreto Rilancio. Intanto l’estate passa, ma stiamo mettendo in piedi tutto un mosaico di piccole iniziative, per quanto possibile, e faremo comunque l’Estate a Napoli. In un contesto d forte crisi dei Comuni e del comparto.

Passiamo al turismo.

E’ in una crisi profondissima con effetti più a lungo termine di tutti gli altri settori che pure sono in difficoltà. Quando sono diventata assessore c’era invece la necessità di regolamentare un incremento turistico impazzito, che aveva portato lavoro e benessere in molti quartieri, ma che stava determinando l’espulsione di tanti cittadini a causa dell’incremento del valore del mercato immobiliare.

E cosa bisogna fare per avere una ripartenza più lineare?

Combattere l’abusivismo e le locazioni brevi nel centro storico. Oggi esiste lo strumento del tracciamento dei luoghi in funzione anti Covid che è un’occasione da non perdere. Poi bisogna ripensare gli itinerari del turismo, perché se concentri tutto in pochi metri quadri di centro antico il risultato è la trasfigurazione totale dell’identità di quel luogo e l’impossibilità di distribuire le risorse su un territorio più ampio.

Elezioni regionali. De Magistris non si candida, i centri sociali cosa faranno?

In questo momento non c’è ancora uno spazio politico definito, ma sono convinta che lo spazio alternativo a De Luca, che non sia Centrodestra né M5S, sia largo. Contro il suo salvinismo anti Salvini, tutto ordine pubblico e lanciafiamme, e che in realtà appartiene alla destra.

Quindi è in corso un tentativo di aggregazione?

Si, in questo momento c’è un’interlocuzione. I soggetti di sinistra insieme ad un ambito più civico.

Provo a fare qualche nome. Centri sociali, il mondo dell’ambientalismo, DeMa, Rifondazione Comunista. Chi ho saltato?

Sinistra Italiana. In ogni caso auspico uno spazio largo in cui anche le soggettività che hai nominato si mettano in gioco in una piattaforma civica e comune, i cui temi fondamentali sono ambiente e salute, il vero disastro dell’amministrazione De Luca.

Con quale obiettivo?

Penso che De Luca abbia bisogno di una voce critica in consiglio regionale, un’opposizione che finora è mancata.

Ma per voi De Luca, Caldoro o Ciarambino sono equivalenti?

Non esprimeremo mai una preferenza per nessuno dei tre.