E’ inutile negare l’evidenza: il modello di sviluppo attuale è insostenibile. Lo dimostra il rallentamento della produttività, la disoccupazione a livelli sempre più alti, la mancanza di un’etica alle volte elementare. Tale quadro va a minare i diritti basilari dell’uomo. L’ambiente, la salute, la dignità, l’integrità, la vita sono messi seriamente in pericolo dall’attuale modello ultraliberista. Perseverare con tale modello di sviluppo significherebbe portare definitivamente al collasso la nostra società e, con essa, il nostro vivere civile.
In tale contesto si inseriscono una serie di eventi. Tra questi, argomento dibattuto, l’Europa. La si ama e la si odia! A fasi alterne diventa il nemico numero da abbattere, un’Idra dalle cento teste, una sorta di Peccato Originale. Nulla di più sbagliato! Il modello Europa come ci è stato raccontato negli ultimi 20 anni è, sicuramente, davanti ad un bivio: deve decidere se finire disgregata dalle varie forze interne o divenire, unica evoluzione opportuna, una federazione di macroregioni che rispetti Identità e Storia.
“Se ascolto Wagner troppo a lungo, mi vien voglia di invadere la Polonia!” diceva Woody Allen in Crimini e Misfatti del 1989. Si racchiude qui tutta la tensione emozionale di una necessità, a dir poco viscerale, al traguardo Europa. Un Europa unita che faccia da trazione al mondo intero e che assicuri la pace e la prosperità prima nei suoi territori e poi su tutto il globo! Senza voler scomodare Kant, Hegel e i numerosi padri del Pensiero europeo, evitando anche di andare a ritroso nella storia ricordando i vari esempi di unificazione susseguitesi negli ultimi due millenni, è opportuno focalizzare il pensiero sulla centralità del Mediterraneo e dei Paesi che in esso bagnano i confini. Le svolte dell’umanità partono molto spesso da questo luogo. Se è vero che “il più grande conquistò nazione dopo nazione e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione perché più in là non si poteva conquistare niente: e tanta strada per vedere un sole disperato, e sempre uguale”, è anche verità storica il fatto che la cultura mediterranea latina ha conquistato le emozioni e i cuori del mondo intero.
C’è bisogno, dunque, di dare lustro all’anima viva e performante di questa Europa, fatta di numeri e di burocrati, con una visione che superi l’impostazione ultraliberista attuale e inizi a vivere in una dimensione Sociale a trazione latina. La storia degli ultimi decenni ci ha mostrato una Europa dalle potenzialità infinite e delle profonde contraddizioni, fino a culminare in un dato molto interessante: la BrExit! Pubblicizzata dai tanti come la fine del progetto Europa, la BrExit è invece l’impulso ad un nuovo inizio. L’uscita dalla UE del Regno Unito, di cultura spiccatamente liberista, ha spalancato le porte al riassetto geopolitico del continente in una visione più opportuna.
Complice la pandemia mondiale di Covid-19, si va realizzando un nuovo assetto di alleanze tra i Paesi europei a tradizione latina con Italia e Francia protagonisti. La realizzazione massima di tale prospettiva andrebbe a bilanciare l’asse, interno al continente, a guida tedesca e dei cosiddetti falchi del Nord. L’errore che spicca nell’Europa così come la conosciamo è stato agganciare i Paesi ad un sistema finanziario orientato alla creazione di una oligarchia economica e, ulteriore, una organizzazione che non tenesse conto dei Popoli che abitano il continente.
Per rendere immortale un progetto, si sa, bisogna dagli un sentimento e un’anima. Tale comunità di Stati rappresenta un caleidoscopio di testimonianze, di lingue, di culture che non possono essere ridotte o, peggio, appiattite. Appare dunque opportuno superare tale impostazione e passare ad un Europa che si faccia campione nella salvaguardia delle sue Tradizioni, della sua Storia e, dunque, della sua Identità. Inevitabilmente tale impulso ad evitare l’estinzione passa per i suoi Paesi latini che hanno come radice comune il Mediterraneo. Il Mediterraneo, liquido primordiale, ne ha favorito lo sviluppo e la diffusione della cultura. Nonostante l’apparente impulso verso l’estinzione, l’Europa oggi vive un momento di grandi opportunità di ascesa: l’Europa sociale è uno degli obbiettivi opportuni affinché il continente vada a posizionarsi in uno spazio autonomo e non di semplice appendice di questo o quell’Impero. Non più vassalli del Signore di turno ma degni della propria autorevolezza.